lunedì 2 maggio 2022

Caro Dio, dobbiamo forse prepararci ad un addio?

 

 

Il Liceo Fogazzaro si è fatto avanti per indagare su quanto l’influenza della religione nella vita politica ed amministrativa del nostro Paese avrà ancora peso nel futuro prossimo.

 

 di Davide Santuliana

Vorrà la sorte che il dettame silenzioso ed indiretto dei nostri Matteo, Marco, Luca e Giovanni (gli Evangelisti, per i meno pratici) sia destinato al nostro Parlamento e a coloro che ci amministrano anche nelle prossime generazioni?

Parrebbe di no.

Anzi: quasi sicuramente no.

La Chiesa Cattolica chiuderà baracca in Italia?

In termini di fede indicativamente no, in termini di applicazioni dirette nella politica sì, e per i fini socio-culturali potrebbe rivelarsi pure auspicabile.

Alt! Nel caso lo si fosse appena riscontrato, si cessi ogni flusso di pensiero che possa condurre a pensare che quanto affermato abbia un che di dispregiativo verso questo particolare culto: la continuazione della lettura fornirà le dovute spiegazioni.

Soventemente, per azzardare tali predizioni, sembrerebbe quasi scontato l’utilizzo di prove e dati diretti ed inconfutabili, e tutti i lettori attenti e giudiziosi non se ne angustino: a tali fonti d’accertamento è già stato provveduto con l’ausilio di dati statistici regalatici dagli studenti maggiorenni del nostro Liceo, sottoposti di recente ad un breve sondaggio anonimo.

È con questa premessa che si vuole analizzare e discutere di un fenomeno molto attuale e delicato, “divino” si potrebbe osar dire: l’influenza della religione nelle questioni della cosa pubblica.

Dopo questo “dovuto” preambolo, si passa al sodo, e per le casuali aspettative stilistiche, si preannuncia un piccolo cambio di registro.

 

Quasi il 70% degli studenti intervistati non è credente.

Ecco.

Lo si è detto.

Tolto il dente è tolto anche il dolore.

Lo rivela il Grafico A, e come risultato non è che sia così tanto inusuale francamente.

Come si potrà dedurre successivamente, per chi ha risposto “no” alla domanda “sei credente” il sondaggio si è concluso subito, mentre l’indagine ha proseguito ulteriormente per l’alternativa opposta.

Le nuove generazioni, invero, cercano sempre di più stimoli, spazi ed abitudini sempre meno delimitati o delimitanti, e la Religione deve esserlo per forza: se non mantenesse una certa rigidità nella sua impostazione, non le sarebbe più attribuito quel carattere del costituire un “Punto Fermo”, una “Solida Roccia” reperibile sempre al solito posto, allo stesso indirizzo, anche epocale, se ne esistesse uno di quel tipo, ed è questo il punto.

Via le regole!

Anche perché, è giusto dirlo, nel corso della storia le regole sono state usate dalla Chiesa per tentare di privare il popolo della conoscenza, ritenuta dannosa perché avrebbe potuto soffiarne via il potere in poco tempo.

L’influenza del Cristianesimo ha visto una forte attenuazione negli ultimi secoli, e ora ci rimane come eredità una quantità di opere d’arte meravigliosa di geni e pionieri dell’arte che la storia ci ha gentilmente regalato, oltre ad alcune categorie di persone ancora incastrate in quella morale impositiva che si radicò per quasi un millennio nella società, una morale al più fasulla e strumentalizzata allo stremo delle sue possibilità, priva di alcun fondamento oggettivo.



Questo autoritario modus operandi nell’imporsi nella vita delle persone crea ancora disagio in qualche studente: il 20% di chi ha affermato di credere, confessa, come rivela il Grafico B, che sia stato controllato nel suo percorso di fede e sempre sollecitato a seguirlo, senza avere possibilità di indipendenza di pensiero.

 

Qualcuno diceva che un’idea è l’arma più potente che possa essere usata contro la massa, e la Fede altri non è che fare gregge di un’enorme, ammaliante e rasserenante ideologia, che non può per definizione essere individualista.

Questi non sono giudizi per chi li avesse così intesi, ma è la traduzione oggettiva nella praticità di questo termine.

E la Fede, giusto per specificarlo, prevede di credere in qualcosa senza poterne verificare la veridicità: di domande e dubbi oggi la Chiesa ha deciso, forse per mostrarsi più amichevole, che se ne possano porre, ma alla fine, per avere fede davvero, l’unica risposta è che non c’è molto da fare: bisogna credere e aver speranza.

Che di questa modalità di pensiero se ne sia fatto uso ed abuso nel corso dei millenni nei vari culti e credenze, non c’è molto da obiettare.

La storia lo racconta: suona familiare, per esempio, “pagate per i vostri peccati questa somma di denaro, e abbiate fede che vi saranno perdonati”, o ancora “andate e combattete per Dio, se davvero lo amate, a Gerusalemme e in Terra Santa: solo così difenderete tutto quanto ciò che vi è di buono e giusto nel mondo”?

Si potrebbe andare avanti un bel po’.

 

La forte coerenza del Credo, in tutte le sue sfumature di culto, a pari passo con i nostri tempi, si trasforma sempre di più in bigottismo, che non va tradotto  come “materia da rincitrulliti”, ma come “fare dell’osservanza minuziosa e zelante delle pratiche religiose  uno stile di vita”.

Alcune persone hanno dunque pensato di apportare delle proprie modifiche “stilistiche” ad alcuni concetti base cercando, per esempio, di includere l’omosessualità nella visione della famiglia così intesa, ma queste restano in realtà delle specie di “versioni non confermate” e che non verranno mai “ufficializzate”.

Oggi se si guarda all’Italia, si può affermare che quello che sembra un definitivo scostamento dalle guide e dai dettami morali impliciti del Cattolicesimo non si sia ancora verificato e che non sia ancora così vicino dal verificarsi; e chi si ritrova riluttante o discorde dal constatare questa affermazione, con un po' di brutalità è invitato a ravvedersene e a mettere in discussione la sua percezione del Senso Morale di questo Paese.

Solo Dio, giusto per citarlo direttamente per un frangente di questo scritto, che ben poco parla di Costui, sa quante tribolazioni ci sono state per ottenere diritti così basilari come quello del divorzio o quello recentissimo delle unioni civili, o ancora dell'interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione,  e si è faticato molto per portare a norma queste leggi per la riluttanza cattolica presente nel nostro ordinamento politico. Questo deve essere chiaro.

Possa essere bacchettato da Feuerbach chi, per esempio, afferma di sostenere innaturale l’unione di persone dello stesso sesso basandosi su osservazioni puramente soggettive che non derivino da una qualche fede, in particolar modo del cattolicesimo: anche in chi non lo riesce a riconoscere in sé stesso, e sono in molti a fare così, si dimostrano molte le abitudini ed i costumi morali, sociali e culturali che sono fortemente indirettamente influenzati dalla religione, tanta è la forza con cui si è imposta e radicata nell’ultimo millennio.

 

Però a quanto pare non sarà più così, e quella che sembra l’avversità dei giovani nei confronti della Chiesa è il risultato dell’ostinazione con cui, ad oggi, essa neghi pure ciò che è scientificamente dimostrato e che coinvolge la sfera affettiva e personale di un individuo.

Sempre per tenere lo stesso esempio, si consideri l’adozione gay: la Comunità Scientifica ha unanimemente dimostrato un’infinità di volte (basta cercarlo su Wikipedia) come la crescita di un bambino in un nucleo familiare dello stesso sesso non comporti alterazioni nello sviluppo sociale, culturale ed emotivo in nessun modo ed in nessuna circostanza; dunque perché ostinarsi dal concedere la possibilità a chi ne ha voglia di dare amore ad un bambino e al bambino di riceverne?

Un approccio di questo tipo risulta obsoleto e insensato, anche perché in Italia funziona così, ma in Danimarca, quasi esclusivamente non cattolica, le unioni civili sono garantite già dal 1989, mentre nella nostra Penisola sono approdate solo nel recentissimo 2011, due anni dopo circa che l’Adozione Gay fosse legalmente concessa e riconosciuta in Norvegia.

 

Il sondaggio, tuttavia, ha voluto andare più a fondo nello discriminare fra i possibili scenari:



-il 56% di chi, nel Grafico B, ha risposto di essere stato lasciato indipendente nel suo percorso di culto, ha affermato che, come rivela il Grafico C, terrebbe privata e non lascerebbe influire nella vita sociale nel pregiudicare gli altri la propria credenza religiosa. Di questi, immaginandosi di potersi trovare in una posizione politica di rilievo, il 100% metterebbe da parte la propria ideologia di culto e si sforzerebbe di fare fede a principi che possano essere per tutti oggettivi e fondati su prove concrete, come evidenziato dal Grafico D.



Di quel 44% rimanente del Grafico C solo il 29% alla stessa domanda del Grafico D ha affermato invece che cercherebbe di proporre soluzioni affini alle sue convinzioni religiose (si veda il Grafico E)



-Solo il 25% di chi, nel Grafico B, ha denunciato di essere stato controllato nello sviluppo della sua credenza, ha ammesso anche che la sua religione incida nella sua vita sociale nel pregiudicare il prossimo (Grafico F).

 


L’Indagine è nata da un quesito: se lo Stato deve essere Laico, perché chi ci governa fa ancora forte uso di regole morali religiose (nel nostro caso cattoliche)?

Dovrà rimanere sempre così anche in futuro?

Dall’analisi è possibile dedurre che non vi sia un prospetto molto largo per una qualche religione, e anche se fosse, sarebbe comunque lasciata nelle dimore domestiche e negli spazi personali.

 

Questa sembrerebbe la naturale evoluzione del pensiero umano, dettata probabilmente dall’incapacità delle varie sedi religiose di accettare il dinamismo della nostra società e di ammettere un rinnovamento necessario.

È solo un’altra dimostrazione della sferzante accelerata dell’ultimo secolo verso il progresso, giusto o sbagliato che sia, che sembrerebbe così potente da lasciare poche speranze anche a ciò che si è impegnato per millenni nel rimanere stabile e presente nella vita delle persone credenti.

 

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