di Ludovica Pellizzaro
Il Ministro dell’istruzione Valditara a gennaio 2025 ha esplicitato le novità che riguarderanno la scuola a partire dal nuovo anno scolastico 2026/2027; fra queste la reintroduzione della lingua latina nelle scuole medie.
La riforma prevede l’introduzione obbligatoria del latino nelle classi di seconda e terza media. Si tratta di un’ora alla settimana in più, che le scuole decideranno come inserire nell’orario, ma sarà una scelta lasciata alla discrezione delle famiglie.
Il Ministro ha affermato che lo studio del latino sviluppa il pensiero logico e critico e aiuta a capire la grammatica italiana; offre una base per lo studio delle lingue moderne e delle scienze umane; è testimone di una civiltà che sta alla base della cultura occidentale.
Il Ministro ha dichiarato che “il latino non è solo una lingua morta, ma una chiave per comprendere le radici della nostra cultura e della nostra lingua”.
L’enunciazione della riforma non ha lasciato indifferenti insegnanti e presidi, genitori e studenti.
Sulla proposta, che ha suscitato molto rumore, le opinioni sono discordanti.
Secondo alcuni il latino aiuta a ragionare, a capire meglio la lingua italiana soprattutto da un punto di vista grammaticale; aiuta a sviluppare la logica; avvicina gli studenti alla storia e alla letteratura.
Secondo altri, invece, questa scelta comporterà solo un sovraccarico di lavoro a svantaggio di altre materie fondamentali; inoltre, potrebbe scoraggiare i ragazzi delle medie nella scelta della scuola superiore a orientarsi verso lo studio liceale.
Noi studenti del liceo delle scienze umane ci confrontiamo con il latino fin dal primo anno e lo studiamo per cinque anni da un punto di vista sia della grammatica sia della letteratura.
Ora, di fronte ad una materia che per molti liceali risulta difficile e soprattutto con un carico di lavoro che vede già alcuni studenti in difficoltà con materie tradizionali, come l’italiano e la matematica, ci si chiede se sia giusto caricare studenti così giovani con una materia tanto impegnativa.
Noi studenti della prima liceo di scienze umane ci troviamo in mezzo a questo dibattito: conosciamo l’utilità del latino, ma anche quanto possa essere difficile. Forse la vera sfida è trovare un modo diverso, “meno scolastico”, per insegnarlo, un metodo meno teorico e più vicino alla realtà dei tempi.

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