Le
lingue straniere “anomale” nelle scuole vicentine
di Anna Bartolomei
Ma cosa si intende con "anomale"?
Quando parliamo di lingue anomale ci riferiamo a quelle lingue meno comuni
a cui eravamo poco abituati come il cinese mandarino, il giapponese, il
russo e persino l’arabo.
La globalizzazione, la crescita dei mercati e degli scambi di merci e
prodotti ha reso il mondo più interconnesso e ha portato molte aziende del
territorio vicentino a relazionarsi con nuovi mercati.
Questo ha fatto sì che le stesse necessitassero di figure professionali in grado di parlare diverse lingue per interagire con nuove aree economiche del mondo: sud est asiatico, medio oriente, Cina, Russia, …
Anche a seguito di questi sviluppi, le scuole del territorio vicentino
hanno avviato l’insegnamento di nuove lingue.
Dall’altro lato gli studenti hanno scelto lo studio di queste lingue o per ragioni familiari, o per un futuro lavorativo o per pura curiosità e per arricchire la propria cultura.
Nelle scuole di Vicenza gli studenti si avvicinano allo studio e all’apprendimento delle lingue straniere sin dalle scuole primarie con l’inglese e successivamente anche con le scuole secondarie di primo grado con l’aggiunta, oltre dell’inglese, anche del francese o dello spagnolo.
Gli insegnanti specializzati, oltre l’insegnamento della lingua, si
occupano anche di approfondire e studiare la cultura, le usanze e le tradizioni
di queste popolazioni cercando di trasmetterle agli studenti.
Nel 1990, si è sviluppato in diversi Paesi europei il CLIL un metodo di
apprendimento che mira a soddisfare le abilità comunicative e le competenze
linguistiche in lingua straniera.
Questo metodo è arrivato anche in Italia e consiste nello spiegare una materia in una lingua straniera per far accrescere la cultura degli studenti.
In conclusione lo studio delle lingue più o meno anomale faciliterà le
comunicazioni e la conoscenza tra i popoli.
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