giovedì 28 aprile 2022

ADHD, quando l'attenzione non è solo una questione di volontà.

 

Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) è spesso scambiato per una mancanza di volontà o di impegno da parte degli studenti. Alla base, invece, c'è una patologia neurologica.



di Cesare Zini

L’ADHD è un disturbo neuroevolutivo caratterizzato da una scarsa durata della concentrazione e/o da una eccessiva vivacità, definita iperattività. Si tratta di un disturbo mentale che spesso si presenta nel corso della terza infanzia. Tale disturbo si può manifestare in tre diverse forme: Inattenzione, impulsività o entrambe. I sintomi possono esternarsi in modo lieve fino a diventare un problema per la frequentazione di diversi ambienti, come la scuola o i luoghi pubblici. L’ADHD, nonostante sia considerato un disturbo pediatrico, ha una bassa probabilità di manifestarsi in età adulta. Le cause non sono definite in alcuna causa specifica, ma vi sono alcuni motivi di bassa rilevanza come i fattori genetici, lesioni craniche, carenza di ferro, apnea ostruttiva ed esposizione al piombo. In età prescolare i bambini affetti dal disturbo da deficit di attenzione/iperattività possono presentare problemi di comunicazione e nell’interazione sociale. Con lo scorrere degli anni i sintomi si alleviano fino a rendere la diagnosi dell’ADHD quasi impossibile. Ai fini di ridurre i disturbi vi è la possibilità di assumere farmaci psicostimolanti o attuare un processo, seguito da specialisti, di modifica comportamentale.

L’ADHD è un disagio molto soggettivo, poiché ogni persona lo vive in modo dissimile. Per comprendere al meglio l’evoluzione di tale patologia, abbiamo intervistato uno studente affetto da ADHD e frequentante il terzo anno presso il liceo Fogazzaro.

Quando e come ti sei accorto di essere affetto dall’ADHD?

Alle elementari ero il ragazzino più vivace della classe ed avevo diversi problemi a seguire le lezioni. Pure a casa facevo fatica a stare fermo e mi distraevo di continuo, ponendomi la più semplice delle domande. All’età di otto anni i miei genitori mi hanno portato a fare una visita medica ed in quel momento mi è stato diagnosticato il Disturbo da deficit di attenzione/iperattività.

Nel dettaglio quali erano i tuoi sintomi più ricorrenti?

Erano molti, sicuramente la necessità continua di muovere le gambe, anche in modo involontario.  Gesticolavo più di qualsiasi politico, ero estremamente vivace nel muovere mani e braccia da destra a sinistra ininterrottamente. Non riesco a concentrarmi su un’unica cosa, mi piace vederlo come un super potere, perché presto attenzione a tutto ciò che mi circonda. Se una persona mi dice qualcosa al ristorante non mi soffermo solo ciò che mi dice, ma anche a su ciò che dice il tavolo a destra, a sinistra, dietro e davanti. Proprio per questa ricezione continua di informazioni faccio estremante fatica a ricordare le cose realmente importanti che mi vengono dette.

Questo disturbo ti ha mai messo in imbarazzo con altre persone?

Assolutamente sì, ogni tanto mi capita di pensare a qualcosa intensamente e senza rendermene conto mi muovo fisicamente di conseguenza.  Il fatto di non riuscire a memorizzare qualcosa che mi viene detto ripetutamente. Fare smorfie imbarazzanti involontariamente, soprattutto quando sono agitato o in ansia. Potrei continuare per ore ad elencare situazioni spiacevoli di questo tipo.

Sei mai stato bullizzato per questi atteggiamenti?

Per mia fortuna non molto, nel momento in cui si manifestavano davanti ad uno sconosciuto o una persona che non sapeva di questo mio disturbo, la avvertivo che ero affetto ADHD, e non puoi capire quante volte ho spiegato cosa fosse. Oggi per mia fortuna sto migliorando e riesco a contenermi nella maggior parte delle volte.

Vorresti dire qualcosa a tutte le persone colpite da ADHD?

Questo disturbo è molto ricorrente, quindi non sentitevi in imbarazzo, mai.

 

La molteplicità dei disturbi della concentrazione e comportamentali possono rendere l’esperienza scolastica particolarmente difficile, portando i docenti ad assumere un atteggiamento diverso nei loro riguardi. Abbiamo intervistato il professor Michele Giordano, docente di storia e filosofia, per comprendere come tenderebbe a porsi nei riguardi di uno studente affetto da ADHD.

Ha mai avuto l'occasione di insegnare ad uno studente con ADHD?

Durante uno dei miei primi anni di insegnamento, ho avuto uno studente frequentante il primo anno del triennio. Era un caso di ADHD abbastanza accentuato, questo lo si percepiva dalla sua iperattività. Spesso capitava che parlasse senza richiedere la parola al docente, oppure si alzava durante la lezione, poiché stanco di stare seduto. Personalmente, all'inizio, ho riscontrato qualche difficoltà nell'insegnamento, ma nulla di grave.

Come veniva trattato da lei e dal consiglio di classe? Vi erano delle agevolazioni o metodi differenti di valutazione?

La Legge 170/2010 dispone che le istituzioni scolastiche garantiscano "l'uso di una didattica individualizzata e personalizzata" per persone con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA). Le verifiche a lui somministrate potevano richiedere contenuti ridotti o un incremento del tempo per lo svolgimento, per il resto i test erano abbastanza simili a quelli della restante classe.

L'ADHD è un disturbo che può manifestarsi in modo debilitante in una persona, in aggiunta vi è una ricorrenza molto elevata, di conseguenza si può affermare che è l'ADHD è un DSA a tutti gli effetti, che necessità di una terapia dedita al caso specifico.

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