martedì 26 aprile 2022

La scienza si spiega le anime gemelle?

 

 In amore, spesso, si sente parlare di anime gemelle, persone che sembrano avere una connessione speciale tra loro che nessun altro si sa spiegare. È stato provato che l’innamoramento è una serie di reazioni chimiche, quindi è possibile per la scienza spiegare anche questa speciale connessione?



Giulia Peretto


Normalmente nessuno crede alle cosiddette “anime gemelle”, reputandole un’idea sciocca e infondata, una storiella per bambini di quelle a lieto fine in cui il vero amore trionfa sempre. D’altronde anche l’amore in sé da molti viene visto come qualcosa di fastidiosamente romantico e poco concreto, nonostante la scienza, con i suoi processi logici, ne abbia confermato l’esistenza. Fisiologicamente esso non è niente meno che un gioco continuo di ormoni, quali serotonina, dopamina, ossitocina tanto per citarne alcuni, per i quali si spiega l’iniziale innamoramento, la dipendenza da esso e l’attaccamento verso l’altra persona. In generale, anche grazie a svariate risonanze magnetiche eseguite da Helen Fisher, antropologa americana che insegna alla Rutgers University, su persone a detta loro innamorate, l’amore può essere considerato come una droga, dato che attiva le stesse aree del cervello che le sostanze stupefacenti mettono in funzione, aree che, sorprendentemente, sono contigue a quelle che stimolano il mangiare e il bere, facendo quindi pensare che l’innamoramento sia un meccanismo di sopravvivenza che entra in gioco da tempo immemore.

Se, quindi, la scienza effettivamente si spiega l’amore, qual è la sua posizione nei confronti delle anime gemelle, che potremmo pensare come un’evoluzione dell’amore stesso?

Innanzitutto bisogna capire se effettivamente la scienza ha provato che l’anima esista o meno. Essa, solitamente, non riconosce la dimensione spirituale di una persona, per cui associa l’anima alla materia in sé, riducendola ad un concetto di cognizione e coscienza che però non è ancora stato compreso. Si può quindi dire che vi sono delle basi scientifiche molto vaghe che provano l’esistenza dell’anima, ma sono appunto troppo vaghe per avere una minima conferma. Purtroppo nemmeno i numeri sono favorevoli. Si è calcolato, prendendo in considerazione solo individui della stessa età di una persona, che la sua potenziale anima gemella è tra circa 500 milioni di altre persone, quindi trovarla diventa un’impresa titanica, se essa effettivamente esiste. In definitiva, essendo molto difficile trovare una persona da chiamare “anima gemella” in un mondo popolato da quasi 8 miliardi di individui e avendo basi scientifiche molto approssimative, si può affermare che no, la scienza ancora non si spiega le anime gemelle, per quanto siano un concetto molto profondo.

Questo non preclude tuttavia nulla, se qualcuno vuole considerare il proprio partner o una persona con cui ha un legame molto stretto la propria anima gemella è libero di farlo, sappia però di non mettersi a discutere di questo argomento con un appassionato di scienza perché la discussione potrebbe sviluppare 

Nessun commento:

Posta un commento