giovedì 19 maggio 2022

La demonizzazione del femminile

 

Come film, serie tv, romanzi e sit-com riescono a demonizzare il femminile attraverso stereotipi perpetuati



 di Meriem Ziar

È inalienabile il fatto che le generazioni più recenti siano cresciute con molti più condizionamenti rispetto a quelle passate, specie sulla visione del proprio io o degli altri[A1] , che ciò avvenga attraverso familiari o media che vengono consumati sin dall’infanzia, il risultato è quasi sempre lo stesso.

 Negli ultimi tempi la rappresentazione in cartoni e serie televisive è molto cambiata, è diventata più variegata, più accattivante e più realistica, ma ci sono anche molte nuove dinamiche che sono state soggete[A2]  a varie critiche.

Concentrandosi su film e serie tv che hanno come pubblico di riferimento le ragazze adolescenti, la trama si ripete: l’eroina supera varie avversità per raggiungere la sua felicità, ma questo comporta quasi sempre la presenza di un’ antagonista, che in vari media viene quasi sempre rappresentata come una ragazza molto femminile, amante della moda e con molta fiducia in se stessa.

Un esempio famoso lo possiamo trovare nel film “Mean Girls” con il personaggio di “Regina George”.

 

Ma i personaggi tipicamente femminili nei film o serie televisive ricadono spesso in tre categorie:

1)Femme-fatale: Una donna che utilizza la sua bellezza e femminilità come un’arma per estorcere ciò che le serve dagli uomini

2) La “Mean Girl” (tradotto in “ragazza cattiva”): Una ragazza spesso frequentante scuole superiori, rude con le altre ragazze.

3) La stupida: Una ragazza che come unica qualità ha un bell’aspetto e nient’altro.

 

Questi personaggi non solo sono un falso specchio della realtà, ma promuovono la femminilità come un aggettivo che non può coesistere con l’intelligenza e altre qualità positive. Spesso, infatti, è la protagonista  ad avere quelle caratteristiche, lei non si interessa alla moda, alle feste o al trucco, ma a cose diverse come libri, letteratura, scuola. Questo prototipo di personaggio è stato chiamato in the “not like other girls” (tradotto come: il prototipo di ragazza che non è come le altre.)

Questo tipo di personaggio fu molto incoraggiato dalle sue spettatrici che nel mentre cercavano una scappatoia e un senso di individualismo dalle altre ragazze. Ma non solo, anche per essere accettate come intelligenti e non essere invalidate dagli altri, interessandosi ad attività tipicamente maschili, disinteressandosi verso quelle femminili.

 Ma qual è il risultato di tutto ciò? Con questa idea di femminilità come sinonimo di antagonismo, personaggi femminili dipinti come maliziose, ossessionate e amanti della moda. 

Questa demonizzazione rafforza l’idea che alle donne non è permesso interessarsi al loro aspetto, essere carismatiche, intelligenti senza esprimere la loro femminilità senza le connotazioni negative menzionate in precedenza.

Dall’altro lato le ragazze maschiaccio sono viste, come dice il nome, "maschiaccio" e non come donne che più semplicemente nutrono interessi diversi dalle altre.

 

Tutti questi stereotipi nascono principalmente dalla seconda ondata femminista, quando le donne abbandonarono trucchi e altri oggetti tipicamente femminili per progredire in società ed essere viste come persone e non essere categorizzate inferiormente perché donne. Per loro, molto probabilmente, gli oggetti che decisero di abbandonare venivano considerati figli dell’ideologia patriarcale, come il trucco, secondo loro usato con il solo scopo di piacere agli uomini.

 Quest’idea è ancora oggi oggetto di varie discussioni, con molte opinioni variegate, ma la vera domanda è: perché questi prototipi di personaggi possono davvero solo esistere separatamente? Perché non possono essere unite e non nemiche che cercano l’approvazione da una società che troverà sempre il modo di criticarle?


 [A1]Riformula: non significa nulla

 [A2]soggette

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