Come film, serie tv, romanzi e sit-com riescono a demonizzare il femminile attraverso stereotipi perpetuati
È
inalienabile il fatto che le generazioni più recenti siano cresciute con molti
più condizionamenti rispetto a quelle passate, specie sulla visione del
proprio io o degli altri[A1] , che ciò avvenga attraverso familiari o
media che vengono consumati sin dall’infanzia, il risultato è quasi sempre lo
stesso.
Concentrandosi
su film e serie tv che hanno come pubblico di riferimento le ragazze
adolescenti, la trama si ripete: l’eroina supera varie avversità per
raggiungere la sua felicità, ma
questo comporta quasi sempre la presenza di un’ antagonista, che in vari media
viene quasi sempre rappresentata come una ragazza molto femminile, amante della
moda e con molta fiducia in se stessa.
Un
esempio famoso lo possiamo trovare nel film “Mean Girls” con il personaggio di
“Regina George”.
Ma
i personaggi tipicamente femminili nei film o serie televisive ricadono spesso
in tre categorie:
1)Femme-fatale:
Una donna che utilizza la sua bellezza e femminilità come un’arma per estorcere
ciò che le serve dagli uomini
2)
La “Mean Girl” (tradotto in “ragazza cattiva”): Una ragazza spesso frequentante
scuole superiori, rude con le altre ragazze.
3)
La stupida: Una ragazza che come unica qualità ha un bell’aspetto e
nient’altro.
Questi
personaggi non solo sono un falso specchio della realtà, ma promuovono la
femminilità come un aggettivo che non può coesistere con l’intelligenza e altre
qualità positive. Spesso, infatti, è la protagonista ad avere quelle
caratteristiche, lei non si interessa alla moda, alle feste o al trucco, ma a
cose diverse come libri, letteratura, scuola. Questo prototipo di personaggio è
stato chiamato in the “not like other
girls” (tradotto come: il prototipo di ragazza che non è come le altre.)
Questo
tipo di personaggio fu molto incoraggiato dalle sue spettatrici che nel mentre
cercavano una scappatoia e un senso di individualismo dalle altre ragazze. Ma
non solo, anche per essere accettate come intelligenti e non essere invalidate
dagli altri, interessandosi ad attività tipicamente maschili, disinteressandosi
verso quelle femminili.
Questa
demonizzazione rafforza l’idea che alle donne non è permesso interessarsi al
loro aspetto, essere carismatiche, intelligenti senza esprimere la loro
femminilità senza le connotazioni negative menzionate in precedenza.
Dall’altro
lato le ragazze maschiaccio sono viste, come dice il nome,
"maschiaccio" e non come donne che più semplicemente nutrono
interessi diversi dalle altre.
Tutti
questi stereotipi nascono principalmente dalla seconda ondata femminista,
quando le donne abbandonarono trucchi e altri oggetti tipicamente femminili per
progredire in società ed essere viste come persone e non essere categorizzate
inferiormente perché donne. Per loro, molto probabilmente, gli oggetti che
decisero di abbandonare venivano considerati figli dell’ideologia patriarcale,
come il trucco, secondo loro usato con il solo scopo di piacere agli uomini.

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