Dall'abolizione della leva obbligatoria a Giulia Schiff......
la guerra non è mai stata così vicina!
di Serena Dal Cason
Sembra un suono lontano quello delle sirene in Ucraina, ma sono solo 930 km quelli che ci separano dal confine ucraino, gli stessi chilometri che dividono Vicenza da Brindisi, in Puglia. L’Italia dovrebbe quindi prendere in considerazione l’idea della guerra che si è dimostrata non poi così tanto lontana da noi; ma soprattutto i nostri giovani italiani sarebbero disposti a scendere in campo come è accaduto nel Paese a noi vicino?
Senza
ombra di dubbio il patriottismo italiano che interessa i giovani è presente ma
non nelle stesse modalità e intensità di altri Paesi. Quindi, seppure non ne
abbiamo la certezza, si può ipoteticamente pensare che in caso la guerra fosse
scoppiata in Italia, non avremmo avuto la stessa partecipazione popolare che ha
avuto l’Ucraina. Molto probabilmente ci saremmo affidati all’alleato americano
presente nel nostro territorio, scaricando la responsabilità nelle loro mani.
Forse,
diversamente, sarebbe accaduto nel passato quando era ancora in vigore il
servizio della leva obbligatoria ormai finito nel 2004 con la legge Martino.
Oggi l’Italia conta solo 184000 unità che fanno parte dell’esercito, rispetto
all’Ucraina che presenta circa 1.1 milioni di soldati, ai quali si vanno ad
aggiungere tutte le persone che hanno aderito volontariamente. Già nel 2018 era
stato messo in discussione il ritorno del servizio militare e civile dal Ministro e
vice premier Salvini, il quale pensava che fosse un ottimo metodo per far
ricordare alle nuove generazioni che oltre ai diritti, nella nostra
Costituzione, sono presenti anche i doveri. Infatti il richiamo ai diritti e ai
doveri è parte della nostra Costituzione democratica. Ai cittadini viene
richiesto di contribuire in modi diversi alla vita pubblica garantendo loro un
insieme di diritti.
I primi
episodi di rifiuto a prestare servizio furono principalmente per motivi
religiosi e venivano sanzionati con la galera. Successivamente tanti giovani
iniziarono a sostenere il diritto a servire la Patria senza imbracciare le armi
infatti, nel 1972, si formalizzò il
principio secondo cui la difesa della Patria potesse essere compiuta anche
attraverso il servizio civile non armato. Si è però arrivati alla conclusione
che la modalità per permettere ai giovani di vivere esperienze di crescita
civile non equivale all’obbligatorietà del servizio militare o civile, ma ad un
insieme complesso di esperienze. In un mondo iperconnesso qual è il nostro, le
invasioni, in questo caso della Russia, non sono più un imminente pericolo in
quanto prima di passare alle armi si agisce principalmente attraverso azioni
dei servizi segreti.
Per quale motivo noi, con la nostra cultura occidentale, ci sentiamo
così tanto distaccati, ripudiamo e non sentiamo alcuna propensione alla guerra nemmeno
in forma difensiva? Siamo noi che abbiamo una visione utopistica in cui
pensiamo che la guerra sia un problema che non ci tocca? Siamo noi sbagliati o
forse siamo stati cresciuti con un’educazione differente da quella di paesi come l’Ucraina, dove il senso della
guerra viene introdotto sin dalla tenera età? Grazie a una testimonianza raccolta
si può dire che nulla di mostruoso e segreto venga attuato in Ucraina.
Solamente da pochi anni nuovi progetti
si stanno instaurando in città che oggi vengono molto nominate come
Irpin, che prevedono ad esempio la nascita di scuole elementari militari. Lo
svolgimento delle lezioni è mantenuto nella stessa modalità della scuola classica, ma i bambini devono
sostenere delle ore extrascolastiche relative l’indirizzo militare. Tre giorni
a settimana i bambini sostengono un corso di combattimento e inoltre sono
seguiti da un ufficiale militare che insegna loro metodi di difesa, come ci si
comporta nelle spedizioni nei boschi, e molto altro. Insegna quindi alcuni
trucchi del mestiere. Per di più si è
venuti a conoscenza della motivazione per cui alcune mamme hanno fatto
intraprendere ai loro bambini questo nuovo progetto: lo scopo era puramente
sportivo. Le stesse ritengono che i loro
bambini, essendo predisposti allo sport, possono ritenere interessante questo
indirizzo. Quindi nulla di sconvolgente e segreto accade in Ucraina e si può
dedurre che lo spirito nazionalistico, che con questa guerra è emerso in modo
significativo, deriva principalmente dalla storia della nazione e dal
disappunto alle motivazioni di questa guerra.
Anche
l’Italia ha però visto esempi di forte richiamo alla guerra come Giulia Schiff, 23enne nata a Mira
in provincia di Venezia ed ex pilota dell’Aeronautica militare che ha
abbandonato la sua quotidianità per andare a Kiev e combattere come volontaria nelle Forze Speciali della Legione Internazionale in Ucraina, unica donna del
gruppo. Quello che spinge questi ragazzi ad andare incontro alla guerra e
vivere il pericolo della morte è il desiderio di aiutare un Paese invaso e
aiutare i civili che non hanno nessuna colpa.

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