martedì 7 giugno 2022

Guerra: predisposizione o patriottismo?

Dall'abolizione della leva obbligatoria a Giulia Schiff......

la guerra non è mai stata così vicina!



di Serena Dal Cason

Sembra un suono lontano quello delle sirene in Ucraina, ma sono solo 930 km quelli che ci separano dal confine ucraino, gli stessi chilometri che dividono Vicenza da Brindisi, in Puglia. L’Italia dovrebbe quindi prendere in considerazione l’idea della guerra che si è dimostrata non poi così tanto lontana da noi; ma soprattutto i nostri giovani italiani sarebbero disposti a scendere in campo come è accaduto nel Paese a noi vicino?

Senza ombra di dubbio il patriottismo italiano che interessa i giovani è presente ma non nelle stesse modalità e intensità di altri Paesi. Quindi, seppure non ne abbiamo la certezza, si può ipoteticamente pensare che in caso la guerra fosse scoppiata in Italia, non avremmo avuto la stessa partecipazione popolare che ha avuto l’Ucraina. Molto probabilmente ci saremmo affidati all’alleato americano presente nel nostro territorio, scaricando la responsabilità nelle loro mani.

Forse, diversamente, sarebbe accaduto nel passato quando era ancora in vigore il servizio della leva obbligatoria ormai finito nel 2004 con la legge Martino. Oggi l’Italia conta solo 184000 unità che fanno parte dell’esercito, rispetto all’Ucraina che presenta circa 1.1 milioni di soldati, ai quali si vanno ad aggiungere tutte le persone che hanno aderito volontariamente. Già nel 2018 era stato messo in discussione il ritorno del servizio militare e civile dal Ministro e vice premier Salvini, il quale pensava che fosse un ottimo metodo per far ricordare alle nuove generazioni che oltre ai diritti, nella nostra Costituzione, sono presenti anche i doveri. Infatti il richiamo ai diritti e ai doveri è parte della nostra Costituzione democratica. Ai cittadini viene richiesto di contribuire in modi diversi alla vita pubblica garantendo loro un insieme di diritti.

 I primi episodi di rifiuto a prestare servizio furono principalmente per motivi religiosi e venivano sanzionati con la galera. Successivamente tanti giovani iniziarono a sostenere il diritto a servire la Patria senza imbracciare le armi infatti, nel 1972, si  formalizzò il principio secondo cui la difesa della Patria potesse essere compiuta anche attraverso il servizio civile non armato. Si è però arrivati alla conclusione che la modalità per permettere ai giovani di vivere esperienze di crescita civile non equivale all’obbligatorietà del servizio militare o civile, ma ad un insieme complesso di esperienze. In un mondo iperconnesso qual è il nostro, le invasioni, in questo caso della Russia, non sono più un imminente pericolo in quanto prima di passare alle armi si agisce principalmente attraverso azioni dei servizi segreti.


Per quale motivo noi, con la nostra cultura occidentale, ci sentiamo così tanto distaccati, ripudiamo e non sentiamo alcuna propensione alla guerra nemmeno in forma difensiva? Siamo noi che abbiamo una visione utopistica in cui pensiamo che la guerra sia un problema che non ci tocca? Siamo noi sbagliati o forse siamo stati cresciuti con un’educazione differente da quella di  paesi come l’Ucraina, dove il senso della guerra viene introdotto sin dalla tenera età? Grazie a una testimonianza raccolta si può dire che nulla di mostruoso e segreto venga attuato in Ucraina. Solamente da pochi anni nuovi progetti  si stanno instaurando in città che oggi vengono molto nominate come Irpin, che prevedono ad esempio la nascita di scuole elementari militari. Lo svolgimento delle lezioni è mantenuto nella stessa modalità  della scuola classica, ma i bambini devono sostenere delle ore extrascolastiche relative l’indirizzo militare. Tre giorni a settimana i bambini sostengono un corso di combattimento e inoltre sono seguiti da un ufficiale militare che insegna loro metodi di difesa, come ci si comporta nelle spedizioni nei boschi, e molto altro. Insegna quindi alcuni trucchi del mestiere. Per di più si è  venuti a conoscenza della motivazione per cui alcune mamme hanno fatto intraprendere ai loro bambini questo nuovo progetto: lo scopo era puramente sportivo. Le stesse  ritengono che i loro bambini, essendo predisposti allo sport, possono ritenere interessante questo indirizzo. Quindi nulla di sconvolgente e segreto accade in Ucraina e si può dedurre che lo spirito nazionalistico, che con questa guerra è emerso in modo significativo, deriva principalmente dalla storia della nazione e dal disappunto alle motivazioni di questa guerra.  

Anche l’Italia ha però visto esempi di forte richiamo alla guerra come Giulia Schiff, 23enne nata a Mira in provincia di Venezia ed ex pilota dell’Aeronautica militare che ha abbandonato la sua quotidianità per andare a Kiev e combattere come volontaria nelle Forze Speciali della Legione Internazionale in Ucraina, unica donna del gruppo. Quello che spinge questi ragazzi ad andare incontro alla guerra e vivere il pericolo della morte è il desiderio di aiutare un Paese invaso e aiutare i civili che non hanno nessuna colpa.

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