giovedì 15 dicembre 2022

Una ragazza uccisa in Iran: le donne di tutto il mondo si fanno sentire.

 

Gesto simbolico da parte di migliaia di persone contro il governo iraniano.



 di Isabella Ciampalini

 Hadis Najafi, 20 anni, è la ragazza uccisa con sei colpi di pistola che l'hanno raggiunta al petto, al viso e al collo  dalle forze di sicurezza  iraniane  durante le proteste nella città di Karaj, situata vicino a Teheran. Un omicidio cercato per mettere fine alla sua ribellione. È  diventata infatti simbolo delle proteste dopo essere diventata virale sui social, con un video nel quale si legava i capelli, senza indossare correttamente l’hijab, il velo islamico iraniano, obbligatorio in Iran. Un gesto così banale, scontato e semplice che le è costato la vita.  Un gesto che, però, non è passato inosservato: in segno di solidarietà ci sono donne, uomini, studenti che reagiscono all’oppressione tagliandosi barba e capelli chiedendo giustizia per la povera Hadis. Queste rivolte si sono estese ben oltre i confini del Paese, coinvolgendo anche persone conosciute sui social, che si tagliano ciocche della loro capigliatura in diretta per manifestare la loro solidarietà nei confronti delle donne iraniane. Esempio di ciò è Ali Karimi, ex capitano della nazionale di calcio iraniana che ha sensibilizzato con questo argomento i suoi 11,6 milioni di follower. E la protesta va anche oltre i social: la comunità iraniana ha lanciato un appello in cui chiede di tagliare i propri capelli e di inviarli all’ambasciata nel proprio Paese. Il volto delle vittime a cui è stata ingiustamente tolta la vita durante queste rivolte è diventato non solo simbolo di queste proteste, ma anche quello di una vera e propria rivolta femminile. Anche in Italia molte celebrities, come Luciana Littizzetto, hanno deciso di tagliare una ciocca di capelli in segno di vicinanza verso le donne iraniane e verso tutte quelle donne e ragazze che purtroppo hanno perso la vita lottando. Inoltre le donne del comune di Santa Luce, in provincia di Pisa, si sono tagliate i capelli in un luogo non  scelto a caso: la panchina rossa contro la violenza femminile. Le ciocche sono state poi inserite in una busta insieme ad una lettera indirizzata all’ambasciatore iraniano in Italia, esprimendo il dolore nei confronti del governo iraniano e la loro rabbia per le donne che hanno perso ingiustamente la vita. Le parole che gli rivolgono sono chiare e vanno dirette al punto senza mezzi termini: “esprimiamo il nostro più forte grido di dolore nei confronti del governo che lei rappresenta, per la violenza con cui reprime il desiderio di libertà delle giovani generazioni. Soprattutto delle donne iraniane, che ormai vedono nel velo il simbolo di una loro arcaica e ingiustificata sottomissione agli uomini, che non intendono più tollerare

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