Gesto
simbolico da parte di migliaia di persone contro il governo iraniano.
di Isabella Ciampalini
Hadis
Najafi, 20 anni, è la ragazza uccisa con sei colpi di pistola che l'hanno
raggiunta al petto, al viso e al collo dalle
forze di sicurezza iraniane durante
le proteste nella città di Karaj, situata vicino a Teheran. Un omicidio cercato
per mettere fine alla sua ribellione. È diventata infatti simbolo delle proteste dopo
essere diventata virale sui social, con un video nel quale si legava i capelli,
senza indossare correttamente l’hijab, il velo islamico iraniano, obbligatorio
in Iran. Un gesto così banale, scontato e semplice che le è costato la
vita. Un gesto che, però, non è passato inosservato: in segno di
solidarietà ci sono donne, uomini, studenti che reagiscono all’oppressione
tagliandosi barba e capelli chiedendo giustizia per la povera Hadis. Queste
rivolte si sono estese ben oltre i confini del Paese, coinvolgendo anche
persone conosciute sui social, che si tagliano ciocche della loro capigliatura
in diretta per manifestare la loro solidarietà nei confronti delle donne
iraniane. Esempio di ciò è Ali Karimi, ex capitano della nazionale di calcio
iraniana che ha sensibilizzato con questo argomento i suoi 11,6 milioni di
follower. E la protesta va anche oltre i social: la comunità iraniana ha
lanciato un appello in cui chiede di tagliare i propri capelli e di inviarli
all’ambasciata nel proprio Paese. Il volto delle vittime a cui è stata
ingiustamente tolta la vita durante queste rivolte è diventato non solo simbolo
di queste proteste, ma anche quello di una vera e propria rivolta femminile.
Anche in Italia molte celebrities,
come Luciana Littizzetto, hanno deciso di tagliare una ciocca di capelli in
segno di vicinanza verso le donne iraniane e verso tutte quelle donne e ragazze
che purtroppo hanno perso la vita lottando. Inoltre le donne del comune di
Santa Luce, in provincia di Pisa, si sono tagliate i capelli in un luogo non scelto a caso: la panchina rossa contro la
violenza femminile. Le ciocche sono state poi inserite in una busta insieme ad
una lettera indirizzata all’ambasciatore iraniano in Italia, esprimendo il
dolore nei confronti del governo iraniano e la loro rabbia per le donne che
hanno perso ingiustamente la vita. Le parole che gli rivolgono sono chiare e
vanno dirette al punto senza mezzi termini: “esprimiamo il nostro più forte grido
di dolore nei confronti del governo che lei rappresenta, per la violenza con
cui reprime il desiderio di libertà delle giovani generazioni. Soprattutto
delle donne iraniane, che ormai vedono nel velo il simbolo di una loro arcaica
e ingiustificata sottomissione agli uomini, che non intendono più tollerare”
Nessun commento:
Posta un commento