giovedì 15 dicembre 2022

Le morti dietro ai mondiali di calcio 2022

 


di Emma Zordan

6500 è il numero di lavoratori morti in Qatar dal 2010, ovvero da quando il paese ha vinto il diritto di ospitare i mondiali del 2022. 12 sono le vittime morte in media ogni settimana. Se già questi numeri fanno paura, bisogna sapere che sono solo la stima più ottimista e che non includono le eventuali morti di operai immigrati da Kenya e Filippine, in quanto non si hanno dati su di essi. La maggior parte di queste morti vengono classificate come decessi per cause naturali. Sarebbe a dire che in questi anni più di 6500 operai stranieri sotto i 35 anni sono morti improvvisamente per quelle che vengono definite cause naturali.

Bisogna sapere a questo punto che i cittadini qatarioti sono 270000 su una popolazione complessiva di 2 mln abitanti. 30000 sono gli operai addetti esclusivamente alla costruzione di stadi. Questo perché per costruire tutti gli stadi e le infrastrutture per poter ospitare il campionato servono molti operai. Nel 2013 erano circa 545000 gli operai indiani e 341000 quelli Nepalesi, oltre alle altre migliaia provenienti da altri paesi. Sono dunque molti di più gli operai immigrati di tutti i qatarioti messi insieme.

Per poter entrare in Qatar con lo scopo di lavorare uno straniero deve trovare un Kafel, ovvero un qatariota, che gli permetta di lavorare e vivere temporaneamente in Qatar. Non è lo Stato a concedere ai migranti il permesso di lavoro ma sono i Kafel stessi. Il problema che si è posto in questi anni per i migranti che volevano fare ritorno a casa dopo qualche mese o anno di lavoro è che i Kafel possono decidere di ritirare i documenti ai loro lavoratori, impedendo loro di uscire dal paese.

Oltre a queste condizioni per cui i diritti dei lavoratori sono costantemente negati, si aggiungono anche le condizioni di lavoro disumane. Uno dei problemi principali è il caldo, per il quale nei paesi del golfo è in vigore un divieto di lavorare nelle ore estive più calde, ma questa regola non è sempre rispettata e, anche quando lo è, si raggiungono comunque temperature estreme anche al di fuori delle ore in cui vige il divieto. La causa principale di morte dei lavoratori stranieri è dovuta a un attacco cardiaco successivo ad un colpo di calore. I lavoratori si trovano a dover lavorare circa 10 ore al giorno con una temperatura che arriva fino a 40⁰C.

Questo è ciò che coloro che stanno ai vertici delle istituzioni del calcio decidono di non farci vedere, ciò che i giornali non ci raccontano e ciò che succede dietro alle partite che stiamo guardando in questi giorni, comodamente seduti sui nostri divani. Nessuna squadra ha deciso di protestare contro questi abusi, nessuno ha deciso di far luce su ciò che è accaduto, forse perché correre dietro a un pallone, e agli interessi economici in gioco, in fondo è molto più importante. Questo è quello che è successo negli stadi stessi che oggi vediamo sullo schermo e dove proprio ora stanno mettendo i piedi in migliaia tra giocatori e tifosi, noncuranti del fatto che proprio lì hanno sofferto e sono morti in migliaia.

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