domenica 27 aprile 2025

L’anno all’estero tra opportunità e rischi


 


di Fatima Zahra Samb

 

Sempre più spesso in questi ultimi anni sentiamo parlare dell’anno all’estero. Ma di cosa si tratta?

L’anno all’estero, o exchange year, è un’opportunità offerta agli studenti dai 15 ai 18 anni in cui si ha la possibilità di studiare 12 mesi in un Paese straniero, con lo scopo di imparare una lingua e di immergersi totalmente in una nuova realtà culturale, generalmente frequentando una scuola superiore o un programma di studio linguistico. Per quanto riguarda il soggiorno, è possibile scegliere se alloggiare in un college o presso una famiglia ospitante.

Ma, nel concreto, quanti studenti italiani ogni anno scelgono di vivere un’esperienza di studio all’estero? Nel 2021 sono stati 17.248 gli studenti che hanno scelto di fare questa esperienza, in base ai dati di Eurostat. Circa il 90% di questi ha preferito destinazioni europee, con Germania (12,2%), Spagna (21,6%) e Francia (13,4%) come paesi principali, mentre il restante 14,4% ha optato per il Nord America e l’Asia. 

Inoltre, sono in molti a chiedersi se effettivamente sia un rischio fare un’esperienza del genere, o se possa comportare in seguito qualche difficoltà a livello didattico. In base a un articolo del 2024, il 40% degli studenti ha riscontrato alcune complicazioni nel reinserimento a scuola. Secondo uno studio di Intercultura, invece, quasi la metà degli studenti ha ottenuto una valutazione superiore a 90 all’esame di maturità.

 Per capirne di più, ho deciso di intervistare Martina Garrone, una giovane studentessa universitaria e allenatrice di ginnastica ritmica che qualche anno fa, nell’anno scolastico 2021-2022, ha deciso di partire per il Kansas (USA)

 Cosa ti ha spinta a voler fare questa esperienza? E cosa ti aspettavi quando sei partita?

Ho deciso di partire principalmente per mettermi alla prova e uscire dalla mia comfort zone. Sentivo il bisogno di vivere qualcosa di nuovo, lontano dalle abitudini e dai ritmi a cui ero abituata. Prima di partire mi aspettavo di crescere, di imparare una lingua, ma soprattutto di conoscere un modo diverso di vivere, studiare, relazionarsi. Non avevo idea precisa di cosa avrei trovato, ma ero pronta a lasciarmi sorprendere. 

Cosa ti ha lasciato di buono questo percorso?

Sicuramente mi ha insegnato a cogliere il momento e a buttarmi di più nelle situazioni senza pensarci troppo. Ho sviluppato una voglia più forte di provare cose nuove e di aprirmi a esperienze che prima magari avrei evitato per timore o insicurezza. È stata una crescita personale continua, che mi ha lasciato più consapevolezza di chi sono e di cosa sono capace.

 A livello didattico ti sei sentita più indietro rispetto ai tuoi coetanei o più arricchita culturalmente?

A livello didattico tornare per affrontare la quinta è stato impegnativo e in un certo senso frustrante. Mi sono trovata a dover recuperare dei contenuti e a riadattarmi al metodo scolastico italiano. Allo stesso tempo però mi sono sentita più arricchita, soprattutto dal punto di vista mentale. L’esperienza all’estero mi ha dato una certa elasticità mentale, che oggi mi aiuta ad affrontare anche lo studio (oltre che alla vita) in modo più creativo e personale, trovando il mio modo di capire e imparare. 

E voi studenti del liceo Fogazzaro, siete interessati a questo tipo di esperienza?

 


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