di Isabella
Ciampalini
Negli ultimi anni i social sono diventati una parte fondamentale per la vita di noi giovani, uno spazio virtuale dove è possibile condividere esperienze, momenti speciali, frasi che ci hanno segnato e molto altro. Ognuno sceglie ciò che vuole diffondere di sé,
fornendo così un’immagine parziale della propria persona.
Molti hanno raggiunto un vasto pubblico, mostrando vite perfette, viaggi da sogno, vestiti e accessori alla moda. Per questo molti brand importanti hanno iniziato a contattare questi “creator” per sponsorizzare il loro marchio e i loro prodotti in modo da sollecitare il loro acquisto. L’utilizzo dei social perciò non è più solo un mezzo di svago, ma ha preso le sembianze di un vero e proprio lavoro. Molti giovani oggi desiderano diventare influencer ed imitare i loro idoli ricevendo compensi facili dalle varie aziende. La domanda che ci si pone maggiormente è quindi la seguente: fare l’influencer si può considerare un lavoro?
I creator ricevono benefici dagli spot che sponsorizzano e alcuni dichiarano di riuscire a vivere anche solo grazie ai social. Per arrivare a questi livelli servono costanza, capacità di comunicazione e creatività per coinvolgere gli spettatori e convincerli all’acquisto di prodotti e servizi. Dietro ai video tuttavia non ci sono solo aspetti positivi, ma anche molta competizione, stress ed instabilità perché il pubblico può “cancellarti” in qualsiasi momento. Ci sono anche molte responsabilità in quanto si ha il potere di influenzare un gran numero di persone condizionando le loro scelte. In conclusione, fare l’influencer oggi può essere ritenuto un vero e proprio lavoro, ma come tale richiede impegno e sacrificio, non deve essere considerato semplicemente una facile scorciatoia per raggiungere ricchezza e notorietà.
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