domenica 11 maggio 2025

Nell’oscurità di un tunnel chiamato droga



Dal racconto di ex tossicodipendente alla voce degli esperti: 

uno sguardo oltre lo stereotipo

di Aya Sadik

 

La musica al massimo. Le luci stroboscopiche. Chi balla a occhi chiusi, chi ride a squarciagola, chi va e chi viene: l’atmosfera perfetta, surreale quasi. Fino a quando, tra le mie mani, arrivano una pasticca, una cartina e una striscia: è proprio qui che l’incubo ha inizio. 

“Inizia il divertimento” sento urlare. È normale. È quello che fanno tutti. Un attimo di esitazione, poi la curiosità vince. Ma nel farlo, mi strappa via una vita intera.”

È proprio questa la storia di uno dei molti ex tossicodipendenti, che racconta ciò che lo ha condotto ad entrare in un tunnel così buio, dal quale non è riuscito a rivedere la luce per tanto tempo. 

Le droghe: uno degli inganni più grandi di sempre. Colpiscono chiunque, senza un target preciso, e una volta entrate nella tua vita, non se ne separano più. Sono così forti da farti credere di poter conquistare l’intero mondo, una volta assunte. Tutto parte da un semplice desiderio: quello di raggiungere uno stato di benessere, una allusiva serenità che, per certi potrebbe sembrare insignificante, ma per altri è tutto. 

Spesso non è una mancata educazione a portarci su certe strade, ma una banale provocazione. Una sfida. Un commento che disconnette la ragione e attiva gli impulsi. Una cosa così piccola, che dà inizio ad un meccanismo molto più grande di noi. A volte ne si è anche consapevoli, ma quella consapevolezza rimane latente fino ad un certo limite, dopo il quale quest’ultima emerge, iniziando a rendere più chiara la vista di una realtà ormai offuscata. 

La realtà di una persona che non ha perso solo se stessa, ma che, logorandosi lentamente, ha lasciato andare tutto ciò che le sta attorno: a partire dalla famiglia, fino ad arrivare agli amici. Il tempo passa e, guardandoti, allo specchio non ti riconosci più: non si tratta più solo del tuo corpo e la sua salute, ma la mente stessa che si disperde, pezzo dopo pezzo. Non sei morto, ma non sei nemmeno più vivo: esisti, e basta. Fino a quando questo stato non diventa la normalità. 

Poi non manca la prospettiva sociale, che influisce più di quanto si possa pensare. Tutti giudicano, senza mai porsi una semplice domanda: “Perche?” o “Cosa lo ha portato ad arrivare a questo?”. Interrogativi che in questi casi contano, perché la persona stessa che si trova in difficoltà può nascondere molto, senza mai destare il minimo sospetto. D’altro canto, in effetti, è molto più semplice puntare il dito che tendere una mano, no?

Le varianti di sostanze stupefacenti sono multiple: secondo il sito ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, possiamo riconoscere le droghe sulla base di tre categorie generali ben distinte: deprimenti, stimolanti e allucinogene. 

La prima tipologia, quella delle sostanze deprimenti, riguarda sostanze che possono essere usate anche nell’ambito medico (come la morfina), con lo scopo di rallentare l’attività del corpo e della mente. Rientrano in questo gruppo oppiacei, barbiturici, alcol e calmanti. 

Le seconde, ovvero quelle stimolanti, hanno l’effetto contrario delle prime:  attivano e accelerano le funzioni dell’organismo. Fra queste troviamo infatti la caffeina, la nicotina, la cocaina, le metanfetamine e l’ecstasy. 

La terza categoria riporta invece gli stupefacenti che fin dall’antichità venivano applicati nell’ambito religioso, andando a modificare le percezioni sensoriali. Si tratta proprio della canapa indiana, da cui derivano la marijuana e l’hashish. 

Un’occasione che ho avuto la possibilità di vivere è stata proprio all’interno della scuola. Grazie al lavoro dei rappresentanti d’istituto, il Liceo Fogazzaro, ha accolto tra gli ospiti esterni, un’associazione specializzata nella prevenzione e nell’informazione sulle tossicodipendenze da sostanze stupefacenti. 

L’incontro, effettuato nella giornata di un’assemblea di istituto, ha avuto una durata di due ore ed è stato in grado di catturare al massimo la mia attenzione e curiosità. Ciò è stato anche favorito dalle parole che gli studenti hanno potuto scambiare direttamente con gli esperti, chiarendo così eventuali dubbi e perplessità, in un clima di dialogo sereno e aperto. 

Concludo dicendo che informarsi è la prima chiave per riuscire a scegliere consapevolmente, perché in una lotta di questo tipo l’arma più potente è proprio la conoscenza.   

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