Dal racconto di ex tossicodipendente alla voce degli esperti:
uno sguardo oltre lo stereotipo
di Aya Sadik
La musica al massimo. Le luci stroboscopiche.
Chi balla a occhi chiusi, chi ride a squarciagola, chi va e chi viene: l’atmosfera
perfetta, surreale quasi. Fino a quando, tra le mie mani, arrivano una
pasticca, una cartina e una striscia: è proprio qui che l’incubo ha
inizio.
“Inizia il divertimento” sento urlare. È
normale. È quello che fanno tutti. Un attimo di esitazione, poi la curiosità
vince. Ma nel farlo, mi strappa via una vita intera.”
È proprio questa la storia di uno dei molti
ex tossicodipendenti, che racconta ciò che lo ha condotto ad entrare in un
tunnel così buio, dal quale non è riuscito a rivedere la luce per tanto
tempo.
Le droghe: uno degli inganni più grandi di
sempre. Colpiscono chiunque, senza un target preciso, e una volta entrate nella
tua vita, non se ne separano più. Sono così forti da farti credere di poter
conquistare l’intero mondo, una volta assunte. Tutto parte da un semplice
desiderio: quello di raggiungere uno stato di benessere, una allusiva serenità
che, per certi potrebbe sembrare insignificante, ma per altri è tutto.
Spesso non è una mancata educazione a
portarci su certe strade, ma una banale provocazione. Una sfida. Un commento
che disconnette la ragione e attiva gli impulsi. Una cosa così piccola, che dà
inizio ad un meccanismo molto più grande di noi. A volte ne si è anche
consapevoli, ma quella consapevolezza rimane latente fino ad un certo limite,
dopo il quale quest’ultima emerge, iniziando a rendere più chiara la vista di
una realtà ormai offuscata.
La realtà di una persona che non ha perso
solo se stessa, ma che, logorandosi lentamente, ha lasciato andare tutto ciò
che le sta attorno: a partire dalla famiglia, fino ad arrivare agli amici. Il
tempo passa e, guardandoti, allo specchio non ti riconosci più: non si tratta
più solo del tuo corpo e la sua salute, ma la mente stessa che si disperde,
pezzo dopo pezzo. Non sei morto, ma non sei nemmeno più vivo: esisti, e basta.
Fino a quando questo stato non diventa la normalità.
Poi non manca la prospettiva sociale, che
influisce più di quanto si possa pensare. Tutti giudicano, senza mai porsi una
semplice domanda: “Perche?” o “Cosa lo ha portato ad arrivare a questo?”.
Interrogativi che in questi casi contano, perché la persona stessa che si trova
in difficoltà può nascondere molto, senza mai destare il minimo sospetto.
D’altro canto, in effetti, è molto più semplice puntare il dito che tendere una
mano, no?
Le varianti di sostanze stupefacenti sono
multiple: secondo il sito ufficiale dell’Arma dei Carabinieri, possiamo
riconoscere le droghe sulla base di tre categorie generali ben distinte:
deprimenti, stimolanti e allucinogene.
La prima tipologia, quella delle sostanze
deprimenti, riguarda sostanze che possono essere usate anche nell’ambito medico
(come la morfina), con lo scopo di rallentare l’attività del corpo e della
mente. Rientrano in questo gruppo oppiacei, barbiturici, alcol e
calmanti.
Le seconde, ovvero quelle stimolanti, hanno
l’effetto contrario delle prime: attivano e accelerano le funzioni
dell’organismo. Fra queste troviamo infatti la caffeina, la nicotina, la
cocaina, le metanfetamine e l’ecstasy.
La terza categoria riporta invece gli
stupefacenti che fin dall’antichità venivano applicati nell’ambito religioso,
andando a modificare le percezioni sensoriali. Si tratta proprio della canapa
indiana, da cui derivano la marijuana e l’hashish.
Un’occasione che ho avuto la possibilità di
vivere è stata proprio all’interno della scuola. Grazie al lavoro dei
rappresentanti d’istituto, il Liceo Fogazzaro, ha accolto tra gli ospiti
esterni, un’associazione specializzata nella prevenzione e nell’informazione
sulle tossicodipendenze da sostanze stupefacenti.
L’incontro, effettuato nella giornata di un’assemblea
di istituto, ha avuto una durata di due ore ed è stato in grado di catturare al
massimo la mia attenzione e curiosità. Ciò è stato anche favorito dalle parole
che gli studenti hanno potuto scambiare direttamente con gli esperti, chiarendo
così eventuali dubbi e perplessità, in un clima di dialogo sereno e
aperto.
Concludo dicendo che informarsi è la prima
chiave per riuscire a scegliere consapevolmente, perché in una lotta di questo
tipo l’arma più potente è proprio la conoscenza.
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