mercoledì 4 giugno 2025

È la chiesa che sta allontanando le nuove generazioni?

 


 Ci troviamo in un'epoca fatta di cambiamenti significativi: ma a cosa è dovuto il distacco tra i giovani e la religione, in particolare la Chiesa?

di Aurora Malesevic

Negli ultimi decenni e con l’arrivo delle nuove generazioni si è registrato un calo significativo della frequentazione dei luoghi di culto e, più in generale, di persone che si identificano nella fede e nella religione. Alcuni ritengono che si tratti semplicemente di un’evoluzione della società, altri che si tratti del modo attraverso il quale la Chiesa affronta temi importanti e impattanti, sentiti soprattutto dai giovani. Basti pensare al mancato riconoscimento delle persone appartenenti alla comunità LGBTQ+ che si sentono in larga parte rifiutate dai contesti religiosi solamente per il loro orientamento. Nonostante le celebri parole di papa Francesco che invitano a “non giudicare” e ad accogliere tutti, in altri contesti come il Catechismo vengono considerati “intrinsecamente disordinati”. Oppure al ruolo marginale che ricoprono le donne e, di conseguenza il loro diritto all’aborto, considerato inaccettabile moralmente in quanto si nega la nascita di una nuova anima e di una nuova vita, dono dell’amore di Dio. Queste sono solo alcune delle tematiche affrontate ma soprattutto giudicate dalla Chiesa con una mentalità sempre meno in linea con i pensieri e i desideri dei giovani che trovano inaccettabili, al giorno d’oggi, discutere ancora su chi meriti determinati diritti e chi altri. Indipendentemente dal loro genere o dal loro orientamento. D’altro canto, come biasimarli? Si sentono esclusi, emarginati da una cosa tanto potente, che dovrebbe farli sentire accolti e amati senza alcuna condizione. Senza se e senza ma. Tuttavia, non sono mancati dei tentativi da parte della Chiesa di aprire un dialogo diretto coi giovani, come per esempio i discorsi di papa Francesco, che però si sono rilevati un buco nell’acqua, in quanto rappresentino un paradosso con le posizioni più rigide nella dottrina, creando di conseguenza più confusione che chiarimenti, più distacco che unione. Nonostante ciò, ci sono molti giovani che non rifiutano il mondo spirituale, in quanto sentono comunque il bisogno di dare un senso alla loro vita e ai loro valori, ricercando conforto e in particolare ascolto da qualcuno che ne sa più di loro. Da qualcuno che possa insegnare loro come affrontare gli ostacoli che spesso la vita ci pone davanti, nella maniera e con l’atteggiamento più sincero e sereno possibile, prestando attenzione a sé e agli altri. Ma spesso, purtroppo, non trovano risposte dal mondo ecclesiastico, ritenuto rigido sulle tradizioni e antiquato mentalmente, con poca capacità di comprensione e di far sentire accolti e al sicuro, senza giudizi e stereotipi. “Ho sempre rifiutato fede e Chiesa, fino a quando mi sono reso conto che la fede non è sinonimo di restrizione, ma una ricerca del proprio benessere interiore tramite la presenza di Dio” racconta Mateo, 20 anni. Il commento qui sopra riportato parla dell’esperienza di un giovane ragazzo che ha sempre trovato la Chiesa un luogo quasi ipocrita, che lo faceva sentire sbagliato. Fino a quando non ha compreso che la fede e la Chiesa vanno a braccetto, sì, ma sono due cose distinte tra loro. La fede non nega il matrimonio tra due persone dello stesso sesso, nè tantomeno crede che la donna sia inferiore rispetto all’uomo. Semplicemente, col tempo e l’evoluzione, è stata allineata al pensiero della Chiesa. E forse è questo che le nuove generazioni devono comprendere: non è necessario essere praticanti e di conseguenza recarsi nei luoghi ecclesiastici per potersi ritenere dei credenti o più semplicemente dei fedeli. Basta cercare quella pace che molti si negano in quanto accecati dai comportamenti e dai pensieri della Chiesa che, se non si impegna a trovare un modo per comunicare coi giovani, perderà sempre più fedeli, e di conseguenza persone che faranno più fatica a trovare quella serenità che a volte solo la fede è in grado di dare.

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