L’ombra della guerra raggiunge
anche il Fogazzaro ma gli studenti non si fanno trovare impreparati.
Da mesi
ormai i giornali e il web sono invasi da notizie sul conflitto tra Russia e
Ucraina, sfociato in una brutale offensiva militare il 24 febbraio di
quest’anno. I telegiornali, che da due anni a questa parte erano occupati a
parlare di Covid ventiquattr’ore su ventiquattro, si sono trasformati in diari
di guerra. Sui balconi degli italiani gli striscioni di “andrà tutto bene” sono
stati sostituiti da bandiere arcobaleno in segno di pace.
Gli
attacchi militari russi hanno dato inizio a un movimento migratorio di
estensione impressionante. Secondo i dati finora registrati sarebbe la più
grave crisi migratoria dal secondo dopoguerra. Oltre 91mila ucraini sono arrivati in Italia
dall'inizio della guerra, per la metà sono donne, quasi 34mila sono bambini
(Ansa 13 aprile 2022). Migliaia
di famiglie sono state costrette ad abbandonare le proprie case e a separarsi:
i bambini dai padri e le mogli dai mariti. Queste persone, che vivevano una
vita non tanto diversa dalla nostra, sono state catapultate in una realtà fatta
di morte e distruzione.
Fortunatamente
nelle scuole i simboli di solidarietà per il popolo ucraino non mancano, e il
Fogazzaro non fa eccezione. La vicinanza di questa guerra non ha tardato a
farsi sentire e ha toccato il nostro istituto in maniera particolare per due
motivi. Il primo è che sono già stati accolti due studenti ucraini in una delle
nostre classi prime; il secondo è che alcuni studenti delle classi quarte e
quinte dell’ indirizzo linguistico si sono messi a disposizione per offrire un
supporto linguistico ai bambini delle scuole dell’infanzia, primarie e medie
arrivati dall’Ucraina.
La 1aDL
è una classe del linguistico dove si studia inglese, francese e russo. È da più
di un mese ormai che la 1aDL ha accolto due nuovi compagni e che sta
facendo del suo meglio per farli sentire a proprio agio. Tuttavia non è per
niente un’impresa facile se teniamo conto del fatto che mantenere un clima
rilassato in classe é una sfida di per sé, anche senza che ci sia una guerra di
mezzo. Sapere come comportarsi non è semplice e una situazione di questo genere
può creare delle tensioni all’interno di una classe. L’ostacolo più grande è
sicuramente la barriera linguistica ma lo studio del russo è un grande aiuto,
infatti la maggior parte della popolazione ucraina lo sa parlare fluentemente.
Il russo quindi è la lingua che i ragazzi usano di più per comunicare, insieme
all’inglese. Da quando sono arrivati, i nuovi due studenti hanno iniziato ad
imparare l’italiano e per aiutarli i loro compagni stanno creando dei glossari
con i vocaboli più utili tradotti in inglese, francese e russo. Durante le
lezioni invece i professori forniscono loro del materiale in russo o altre
volte i compagni più fluenti in russo traducono per loro.
Per
quanto la causa dell’arrivo di questi due studenti sia tragica, ha avuto anche
degli effetti positivi sulla classe. La maggior parte degli studenti sentono
che la guerra li riguarda più da vicino e di conseguenza si tengono più
informati sugli sviluppi degli eventi. Il percorso che la 1aDL e i
loro nuovi compagni devono affrontare è ancora impervio, ma la buona volontà
non manca di certo e il tempo li aiuterà a diventare una classe più unita e
forte di prima.
Il
progetto di mediazione linguistica invece è stato messo in atto l’11 aprile
presso le sedi “Ghirotti”, “Prati” e “Peep Laghetto” dell’istituto comprensivo 8.
Gli studenti partecipanti, che al momento sono una decina, svolgono il compito
di facilitare l’interazione dei bambini con gli insegnanti e i compagni e
rendere possibile la comunicazione quotidiana sfruttando la lingua russa. Di
fatto però in quello che fanno questi ragazzi c’è molto di più: la loro
presenza rappresenta per i bambini un punto di appoggio umano e morale ancora
più che linguistico.
Due
studentesse di quarta, Jana ed Emma, che hanno deciso di partecipare a questo
progetto, descrivono la loro esperienza come unica e si sentono arricchite da
essa pur avendo cominciato da poco.
“Non è
stato affatto semplice ma è stato meraviglioso” racconta Jana. “ Penso sia la più bella esperienza mai
organizzata dalla scuola” dice invece Emma. A entrambe è stata affidata una
bambina ucraina da seguire, a Emma la piccola Vira di 9 anni e a Jana Asia, di
13. Relazionarsi con queste ragazze è una vera e propria sfida, non solo dal
punto di vista linguistico ma anche dal punto di vista umano. Quello che hanno
vissuto in questi ultimi mesi le rende diverse da tutti i loro compagni di
classe e questo lo hanno potuto riscontrare sia Jana che Emma, anche se in modi
diversi; quasi opposti. “Bisogna essere cauti con loro e fare attenzione a
quello che si dice”, “Sono chiusi in se stessi per la paura e i traumi che la
guerra ha provocato” dice Jana, “Ho evitato di parlare di guerra con Asia, solo
il pensiero mi fa stare male”. Una reazione di questo tipo è del tutto
comprensibile ed è stata descritta anche da giornali e telegiornali, tuttavia
non è l’unica reazione che un bambino può avere. “La prima volta che l’ho vista
mi ha detto che era felicissima perché ero la prima persona che la capiva e che
le parlava in una lingua che conosce” “Da quando le ho detto ciao in russo il
suo viso si è illuminato di felicità e non ha più smesso di parlare” racconta
Emma riferendosi a Vira, la bambina da lei seguita. Emma la descrive come una
bambina intelligente e piena di forza d’animo. “Quando ci parlo non mi sembra
di avere davanti una bambina di nove anni ma una ragazza della mia età”
aggiunge. Inevitabilmente lasciare il proprio paese a causa di una guerra e non
sapere quando si tornerà o cosa rimarrà della propria casa, costringe i bambini
a crescere più velocemente per far fronte alle difficoltà. Proprio per questo
durante le ore di lezione non erano solo Vira ed Asia ad imparare cose nuove ma
anche Jana ed Emma. “Mi ha insegnato a fare fronte alle difficoltà e a non
lasciarmi scoraggiare” dice Emma.
Ovviamente
per le nostre studentesse non è stato facile relazionarsi con loro anche a
causa di una barriera linguistica. Per loro questo è il quarto anno di studio
della lingua russa che sicuramente presenta più ostacoli nell’apprendimento
rispetto a una lingua romanza come il francese o lo spagnolo. Il fatto di
ritrovarsi davanti a un madrelingua quindi le spaventava un po'. Tuttavia la
voglia di aiutare è stata più forte della paura ed entrambe sono riuscite in un
modo o nell’altro a capire e a farsi capire. “Il segreto è buttarsi” dice
infatti Emma. Inoltre questa esperienza è un’ottima occasione per impratichirsi
con la lingua in un contesto diverso da quello scolastico. “La mia padronanza
del russo ora è migliore e la apprezzo di più come lingua” ci dice sempre Emma.
In
conclusione sia Jana che Emma pensano che gli insegnamenti tratti da questa
esperienza saranno loro utili sia nel presente che nel futuro. “Mi aiuterà ad
avere una mente più aperta, a essere curiosa verso qualsiasi cultura e non
avere mai dei pregiudizi” conclude Emma.
Insomma,
questa guerra ci riguarda più di quanto ci piaccia ammettere e, per quanto sia
un evento tragico che segnerà la storia, se ne possono cogliere degli
insegnamenti; come hanno dimostrato gli studenti del Fogazzaro. Inoltre assistere
a una situazione dolorosa come questa fa capire quanto siamo fortunati a vivere
in un clima di pace e deve ricordarci di non smettere mai di combattere per
questo.

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