mercoledì 9 novembre 2022

LA 041 ÉQUIPE: intervista al producer hermesss

 Inoltriamoci nell’intervista alla giovane promessa musicale della band La 041 Équipe.

 


di Mila Cogo


Giacomo Modini: studente liceale al Fogazzaro e produttore musicale sul palco. In arte hermesss_041, da circa un anno fa parte del gruppo emergente di Alte Ceccato, La 041 Équipe, nella quale ricopre il ruolo di produttore musicale.

 Ciao Giacomo. Come stai?

Bene. Insomma, in questo periodo anche con gli altri stiamo organizzando molte cose, quindi  sto abbastanza bene, non mi lamento.

 Come ti descrivi?

Difficile come domanda perché io non tendo mai a definirmi. Però direi simpatico, abbastanza gentile, forse delle volte un po’ [esita] stronzo.

A dire la verità, non riuscirei a definirmi da solo, ho bisogno di una definizione da parte degli altri.

 Quando hai iniziato ad avvicinarti al mondo della musica? Hai avuto qualche influenza da parte della tua famiglia?

Da piccolo  sono stato influenzato da mio padre perché ascoltava i vecchi cantautori italiani,  come De André, Van De Sfroos .... Allora ogni tanto mi mettevo con la chitarra con lui a suonare e a cantare. Poi, i primi anni delle medie (prima e seconda media), ho iniziato per i fatti miei ad ascoltare musica classica, poi musica elettronica. In terza media, quando è arrivata la wave della trap, io ricordo che dicevo: “No, che schifo”, però visto che stavo con i miei compagni e loro ascoltavano quella roba,  mi sono fatto influenzare e ho iniziato ad ascoltarla anch’io. E all’inizio della prima superiore ho iniziato a produrre.

 Per quanto riguarda gli strumenti musicali, hai imparato da autodidatta?

Eh, allora… Circa. So suonare qualche accordo alla chitarra e qualche accordo al piano. Ho imparato  grazie a qualche video su YouTube e ad orecchio. Dopo, per il programma che uso io, che è FL Studio [software per produrre musica ideato dalla Image-Line Software, conosciuto anche come workstation audio digitale, ndr], tutto da YouTube.

 Chi ti conosce ti supporta?

Si [incerto], o almeno, sa che ho questa passione, quindi non per forza viene a criticarmi. O meglio, non ho nessuno che mi insulta direttamente per questo. Ma le persone che mi supportano sul serio, nel senso che, se pubblico qualcosa lo ricondividono, non sono così tante come le persone che conosco. Ed è anche questo un modo, secondo me, per riconoscere chi davvero tiene a questa cosa come ci tieni tu o anche chi è davvero tuo amico.

 La 041 Équipe: com’è nata, chi siete?

Allora, è nata… [ci riflette un secondo] Non mi ricordo quando esattamente.

 Può essere nel 2019? Ho fatto le mie ricerche.

No, no, prima. [Ci ripensa] No, che prima, dopo. Tanto dopo. Perché il gruppo nostro, della 041 esiste da  un anno, probabilmente. È nato perché prima io ho conosciuto Mimmoflow, che mi ha fatto conoscere tutti gli altri. Dopo ci siamo detti: “Ah ragazzi, si potrebbe fare qualcosa! Perché io faccio le basi, voi rappate...”. E quindi ci siamo fatti prima un gruppo nostro, poi abbiamo agganciato altra gente e adesso abbiamo altri due produttori. Uno di loro è Gabro: è la svolta quell’uomo perché, lo dico sempre, ci aiuta tantissimo. L’altro invece  è Scorpione; anche lui è  bravo. Però ecco, siamo nati quasi per caso, in realtà. Cioè, ci siamo conosciuti per caso, ma creati con un obiettivo, mettiamola così.

 Ti occupi solo delle basi?

Io [mi occupo] delle basi. A volte mi organizzo con gli altri perché  mi mandano i vocal e io dò un primo sguardo al mix. Ma principalmente faccio le basi, sì.

 Le inizi e le produci, da zero?

Sì. Principalmente le produco da zero. Ci sono stati un paio di casi di canzoni non uscite dove gli altri hanno mandato la loro voce, senza la base. Ogni tanto succede così, prima si fa la voce e poi la base [diventa un processo al contrario].

 Com’è che funziona, tu e Gabro collaborate di tanto in tanto?

A volte sì, ma non direttamente nella base. È capitato per la prima canzone rilasciata, prodotta da me, dove ho fatto la base, loro ci hanno registrato sopra (gli altri che cantano) e dopo Gabro ha aggiunto un assolo di chitarra, alla fine e ha fatto alcuni effetti della voce.

 Siete amici anche al di fuori della band?

Sì. Insomma, usciamo. Forse non c’è quel rapporto intimo, ma è perché non ci conosciamo da tanto. Sarà forse un annetto. Poi non è che ci vediamo così spesso perché io non vado di frequente ad Alte. E con la scuola, casini, il fatto che non ci abito così vicino… Però, a dire il vero, tutti gli altri sono abbastanza vicini tra di loro.

 Il tuo primo EP, ‘nessuno, ovunque’: com’è nato?

Allora, l’idea è nata in estate, ad agosto. Mi sono detto: “Be’, a settembre posso far uscire un EP”. Perché sta iniziando a diventare autunno, ricomincia la scuola… Quindi il ritmo della vita si velocizza. Dunque ho detto: “Facciamo uscire qualcosa di lo-fi, così fa il contrasto, no?” Perché il lo-fi [filone musicale in cui gli elementi generalmente considerati imperfezioni di una traccia sono udibili, alcune volte come scelta estetica deliberata, ndr] di solito lo ascolti in momenti calmi ed è più lento come genere. In realtà, è successo che [comincia a ridere] io inizio a lavorare sull’EP, faccio le prime quattro/cinque tracce, ma devo formattare il computer. Non le avevo salvate (tranne una, che è la terza o quarta dell’album). Perciò le ho perse tutte ed è un peccato perché erano lavorate al bacio. Quindi mi sono rotto [...] in breve e ho iniziato a rifare tutto, però in modo più pigro.

Per questa ragione le tracce dell’EP di adesso non sono le originali. Molto triste come storia.

Eh, esatto. Però vabbè, a quanto pare è piaciuto lo stesso.

Infatti il video su YouTube, pubblicato domenica 23 ottobre, ha riscosso più di un centinaio di visualizzazioni in meno di una settimana.

Appunto, che per me è tantissimo.

 Era il risultato che ti aspettavi?

Io mi aspettavo molto meno, quindi sì. Mi aspettavo una ventina [di views] in realtà, nell’arco di una settimana.

 Parlando della sfera emozionale, cosa ti suscita quello che fai e cosa ci metti nelle tue canzoni?

Allora, dipende tanto da ciò a cui sto lavorando. Ad esempio, ci sono tanti beat che non mi dicono niente, che li faccio giusto per farli, magari perché devo riprendere la mano. Perché sono la persona meno costante del pianeta. Altri invece che produco in momenti particolari dove magari non sto benissimo e allora mi ricordo quei momenti lì. Ad esempio un beat che avevo su Insta una volta l’ho fatto alle due di notte pensando alla mia ex, infatti è tristissimo. Oppure un altro l’ho prodotto sempre di notte dopo che ero uscito con una ragazza e mi stavano iniziando ad assalire le paranoie; anche quello è triste. Però ci sono altri momenti in cui sono molto gasato, quindi mi metto a fare le robe alla 21 Savage, molto aggressive, molto veloci, ma anche semplici. Allora lì mi gaso ed è bello.

 Da dov’è che prendi ispirazione normalmente? Hai dei personaggi a cui attingi per creare i tuoi contenuti?

Per i beat, Low Kidd, che è il producer di Lazza. Dopo, chi altro… [medita un attimo] Ah, Southside, che invece è americano ed è incredibile. Oppure AXL, per i beat drill, perché ha uno stile tutto suo, particolarissimo, che mi piace un sacco. Dopo vabbè, anche 808Melo, che è sempre per la drill [sottogenere della musica trap caratterizzato da testi violenti e nichilistici, ndr], Andry the Hitmaker e Drillionaire direi.

Poi, per la scrittura (perché ogni tanto mi metto a scrivere), Lazza. Lazza è mio padre sotto ogni punto di vista [scherza, non se la prenda sig. Modini] perché tento sempre d'ispirarmi a lui. E anche Cancun, che non è così famoso, ma da quel che ho visto su Spotify (l’ho scoperto di recente), non fa musica da tantissimo tempo, però è molto bravo.

A te quindi che genere di musica piace produrre?

Diciamo che dipende tanto da come mi sento, come ho detto prima. Di solito io produco trap oppure cose più emotional, più lente e più tristi. Anche il lo-fi. Però il mio [genere] preferito da produrre è la drill. Mi diverto tanto con i beat drill perché puoi fare quello che ti pare.

 Il rap invece, non ti piace?

Più che altro, se noti adesso, tutti i rapper usano basi trap. La trap è molto più orecchiabile, perché le melodie sono più semplici e le batterie anche. Sono anche più veloci e ti fanno muovere di più. Quindi lì, se tu prendi l’orecchiabilità della trap, che fa numeri, e ci metti il testo serio rap, ottiene un gran risultato. Perciò la maggior parte dei rapper in questo momento usa basi trap. Però sono comunque rapper.

 Uno strumento musicale che ti piacerebbe imparare a suonare?

Oddio, suppongo il pianoforte. Perché mi ha sempre affascinato l’idea di star lì, per i fatti miei, a suonare a casa. Anche perché mi sarebbe molto utile.

 Usi sempre suoni preregistrati o voci sintetizzate?

Per le batterie sì. Ma perché è lo standard se usi programmi sul computer. Dopo ovviamente ci sono anche suoni registrati che però provengono da strumenti veri. Sono rare le occasioni in cui li uso, ma ogni tanto anche quelli, sì. Per l’EP lo-fi ho tentato di utilizzare suoni più realistici, però di solito sì, uso i suoni “sintetizzati”, diciamo.

 Hai una canzone preferita (delle tue o non)?

Delle mie non ne ho idea. Non ho un beat preferito, mio, né una canzone prodotta da me preferita. Di canzoni di altri invece Lunedì di Salmo, che è stupenda. Anche perché mi ricorda un periodo specifico della mia vita, da cui sono uscito, per fortuna. Quindi per questi motivi.

 Riesci a bilanciare scuola e questo tuo hobby?

Sì. Allora, la scuola non è mai stata una delle mie priorità. Adesso mi sto dando una raddrizzata, sta andando bene quest’anno. Lo studio non mi toglie così tanto tempo da non potermi dedicare anche a questo e fare le basi non toglie tempo dallo studio, diciamo. Anche perché non è che per fare una base ci metti sei ore. In generale [io ci metto] un’ora e mezza, due. Ma tutti quelli che hanno un minimo di esperienza riescono a farle in questo tempo. C’è gente che li fa in venti minuti e [i loro beat] suonano anche meglio dei miei. È gente che lavora a livello professionale.

 Qual è la tua motivazione?

Oddio, non ho una motivazione. Mi è sempre piaciuto farlo. Quando lo faccio mi diverto. Adesso che sono anche nel gruppo ho la motivazione del “questo possono usarlo”, quindi ho un po’ cambiato mentalità. Non credo ci sia un fondamento nobile o altro di fondo. Non è tipo ‘per uscire dal ghetto’, perché non vengo da quel contesto.

 C'è qualche messaggio che vorresti esprimere o trasmettere attraverso ciò che crei?

Per adesso con le basi solamente, no. Quando magari inizierò a rappare sopra i beat che faccio io, allora forse sì. Vorrei che passasse il messaggio che viviamo in un mondo tremendo. Però è per questo che la vita è stupenda.

 Riscontri aspetti negativi in quest'attività?

No. Ogni tanto c’è questa cosa che ti fa sentire come se tu non fossi abbastanza bravo, perché inizi a metterti a confronto con gli altri, senza l’intenzione di migliorarti. Cioè, non è, come dire: “Lui è bravo, io non sono bravo come lui, quindi m’impegno per diventare come lui. O almeno, per migliorare me stesso”. È un: “Lui è più bravo di me, quindi io faccio schifo.” Però, fortunatamente, questi momenti di demoralizzazione passano abbastanza in fretta.

 Pensi che continuerai per questa strada? Avresti voglia d'intraprendere la carriera del produttore e di renderla il tuo lavoro un giorno?

Se succede che le cose iniziano ad andare molto bene, da qui a cinque anni, allora sì. Ma in realtà il mio progetto di vita non è mai stato quello di diventare un producer a livello professionale e di fare successo con la musica.

 Cosa vorresti fare?

Io vorrei prendermi una laurea in psicologia o in sociologia, devo ancora decidere bene. E dopo lavorare in quel campo lì.

 "Non rimpiangere di perdere, se non hai mai voluto vincere ed emergere" - Vesuvio, Jailbreak. Chi ha pensato questa frase e cosa vuol dire, secondo te?

 Chi l’ha pensata? Vesuvio. Perché lui si scrive i testi da solo. Dopo non so se si è fatto aiutare a scriverla, probabilmente sì ma perché si aiutano tutti coi testi ogni tanto, tra loro. Non so che significato gli abbia voluto dare lui, quindi ti dirò la mia interpretazione: “Non puoi pentirti di aver perso, quindi magari di aver fatto qualcosa male, se non ci hai mai provato davvero, se non hai mai voluto dare tutto te stesso per farti valere rispetto agli altri.”

 

Un enorme grazie a Giacomo per essersi reso disponibile e aver partecipato con entusiasmo a quest’intervista. Gli auguriamo tutta la forza e la fortuna necessarie per il proseguimento della sua carriera scolastica e di artista.

 


Al seguente link potrete dare un’occhiata a ciò che creano questi promettenti musicisti:

LA 041 ÉQUIPE – YouTube

 

E non scordatevi di seguire hermesss_041 e di ascoltare il suo primo EP!

hermesss_041 - YouTube



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