di Agnese Santoliquido
Come molti poeti, Leopardi ha avuto un
lungo periodo di eccezionale creatività (circa 25 anni), grazie anche alla sua
straordinaria intelligenza e curiosità. La sua infanzia e la sua adolescenza,
però, non furono delle più allegre. Anzi, a causa degli intensi studi, era
quasi costantemente in casa, tanto che in “A Silvia” il poeta ha citato le sudate
carte e in una lettera a Pietro Giordani lo studio matto e
disperatissimo. Dopo aver scritto alcune delle sue poesie più note (ad
esempio “L’Infinito”), ancora non
aveva avuto la possibilità ampliare le sue vedute oltre la biblioteca del padre
e la piccola cittadina di Recanati, ma i suoi versi traboccavano già di quella
curiosità insaziabile caratteristica del giovane Leopardi.
Per quanto riguarda il percorso scolastico attuale Leopardi è il poeta
che si studia nei primi mesi dell’ultimo anno delle superiori, momento in cui
la maturità mentale raggiunta in questi cinque anni permette di comprendere più
a fondo il pensiero e le teorie del poeta. In lui si trova infatti una
contemporaneità di sentimenti come il dolore, la delusione, la diversità; e di
contenuti, come il difficile rapporto con la natura (maligna), la voglia di
fuggire dal nido familiare, la scoperta di sé stessi, gli ambienti quotidiani.
I suoi studi e le sue intuizioni lo hanno portato ad essere un filosofo e non
solo un poeta, particolarmente interessato a riflettere sul senso
dell’esistenza, che secondo Leopardi non ha né direzione né significato.
Un altro fattore che rende Leopardi estremamente moderno è la sua
convinzione che, per proteggerci da questa realtà illusiva, dobbiamo
comprendere a fondo le nostre inclinazioni e non smettere mai di porci domande
sul significato dell’essere umano e della Natura, considerata Matrigna, e
quindi indifferente all’uomo, come è spiegato nel “Dialogo della Natura e di un
Islandese”.
Nonostante il carattere spesso
malinconico delle sue poesie, Leopardi ha tentato infine di trovare il
divertimento, infatti ha passato gli ultimi anni della sua vita a Napoli, abbandonando
la rigidità di Recanati con Antonio Ranieri. Quest’ultimo ha raccontato poi
della morte del suo caro amico: “Io non ti veggo più, mi disse come sospirando. E cessò di respirare…
mentre io come fuori di me, chiamavo ad alta voce il mio amico fratello e
padre, che più non mi rispondeva, benché ancora pareva che mi guardasse”.
Ancora oggi, effettivamente, sembra guardarci attraverso le sue opere,
proprio perché è stato così abile nel superare la capacità di comprensione del
suo tempo, leggere nel più profondo della vita degli uomini e capirne le
fragilità, per poi creare qualcosa di duraturo ed eterno.
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