martedì 15 novembre 2022

La contemporaneità di Leopardi

 


di Agnese Santoliquido


Come molti poeti, Leopardi ha avuto un lungo periodo di eccezionale creatività (circa 25 anni), grazie anche alla sua straordinaria intelligenza e curiosità. La sua infanzia e la sua adolescenza, però, non furono delle più allegre. Anzi, a causa degli intensi studi, era quasi costantemente in casa, tanto che in “A Silvia” il poeta ha citato le sudate carte e in una lettera a Pietro Giordani lo studio matto e disperatissimo. Dopo aver scritto alcune delle sue poesie più note (ad esempio “L’Infinito”), ancora non aveva avuto la possibilità ampliare le sue vedute oltre la biblioteca del padre e la piccola cittadina di Recanati, ma i suoi versi traboccavano già di quella curiosità insaziabile caratteristica del giovane Leopardi.

Per quanto riguarda il percorso scolastico attuale Leopardi è il poeta che si studia nei primi mesi dell’ultimo anno delle superiori, momento in cui la maturità mentale raggiunta in questi cinque anni permette di comprendere più a fondo il pensiero e le teorie del poeta. In lui si trova infatti una contemporaneità di sentimenti come il dolore, la delusione, la diversità; e di contenuti, come il difficile rapporto con la natura (maligna), la voglia di fuggire dal nido familiare, la scoperta di sé stessi, gli ambienti quotidiani. I suoi studi e le sue intuizioni lo hanno portato ad essere un filosofo e non solo un poeta, particolarmente interessato a riflettere sul senso dell’esistenza, che secondo Leopardi non ha né direzione né significato.

Un altro fattore che rende Leopardi estremamente moderno è la sua convinzione che, per proteggerci da questa realtà illusiva, dobbiamo comprendere a fondo le nostre inclinazioni e non smettere mai di porci domande sul significato dell’essere umano e della Natura, considerata Matrigna, e quindi indifferente all’uomo, come è spiegato nel “Dialogo della Natura e di un Islandese”.

Nonostante il carattere spesso malinconico delle sue poesie, Leopardi ha tentato infine di trovare il divertimento, infatti ha passato gli ultimi anni della sua vita a Napoli, abbandonando la rigidità di Recanati con Antonio Ranieri. Quest’ultimo ha raccontato poi della morte del suo caro amico: Io non ti veggo più, mi disse come sospirando. E cessò di respirare… mentre io come fuori di me, chiamavo ad alta voce il mio amico fratello e padre, che più non mi rispondeva, benché ancora pareva che mi guardasse”.
Ancora oggi, effettivamente, sembra guardarci attraverso le sue opere, proprio perché è stato così abile nel superare la capacità di comprensione del suo tempo, leggere nel più profondo della vita degli uomini e capirne le fragilità, per poi creare qualcosa di duraturo ed eterno.

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