La dipendenza dai videogiochi esiste e quando si unisce al gioco d’azzardo è ancora più letale.
Per qualcuno i
videogiochi sono un rifugio, un modo per fuggire dalla realtà, ma per altri
sono diventati una vera ossessione. E la dipendenza dai videogiochi non è da
sottovalutare. Depressione, isolamento sociale, sbalzi d’umore e
iper-focalizzazione sui risultati ottenuti in un gioco sono tutti sintomi di
questa dipendenza.
Se negli ultimi decenni il problema dei genitori era quello dei figli che passavano ore e ore davanti alla Playstation e il fatto che “i videogiochi rendessero violenti gli adolescenti”, ora i giochi sono facilmente accessibili dallo smartphone. Playstation e Nintendo non sono più l’unico modo per giocare e le case sviluppatrici hanno cominciato ad investire sui telefoni come piattaforma per i loro nuovi giochi. Da un lato, è una cosa positiva: le applicazioni sono gratuite e se all’utente non piacciono può tranquillamente scegliere di disinstallarle, ma dall’altro proprio per la loro gratuità qualsiasi gioco ha ormai le cosiddette “microtransazioni”, ovvero la possibilità di acquistare con soldi veri contenuti del gioco.
La dipendenza dai
videogiochi può essere ora collegata con il gioco d’azzardo.
In un sondaggio
fatto al Liceo Fogazzaro, il campione di studenti preso in considerazione ha
ammesso di non conoscere un nuovo fenomeno sempre più diffuso. Si tratta dei “gacha games”, modello ormai utilizzato
da quasi tutte le case di sviluppo orientali per giochi da telefono. Questi
giochi riprendono la meccanica delle macchinette che distribuiscono piccole
capsule con un oggetto casuale al suo interno, chiamate in Giappone “gachapon”. Proprio come in queste
macchinette, attraverso la valuta di gioco si può tentare la fortuna per
ottenere degli oggetti o personaggi virtuali. Dunque, quando il giocatore non
riesce ad ottenere ciò che vuole con la valuta che riesce ad accumulare
gratuitamente, può ricorrere ai soldi veri per continuare a tentare la sorte.
Non è un problema se le spese rientrano nelle proprie possibilità economiche, ma quando a spendere più di 1000€ sono dei ragazzini, non si tratta di una scelta responsabile, ma di mancanza di autocontrollo. E questo genere di giochi, fa purtroppo leva su queste categorie deboli che ripiegano sui videogiochi i propri problemi.
Parlando di
statistiche, nel sondaggio già menzionato in precedenza, il 70% degli studenti
dice di avere dei giochi installati nel telefono. Il tempo passato su questi è
mediamente basso, mezz’ora al giorno o addirittura meno.
A molti non
cambia che un gioco sia sul telefono o su una console, una terza parte dice
però di preferire quelli su console. Il genere più apprezzato è quello della
simulazione di vita, con giochi come Animal Crossing e Nintendogs.
Probabilmente il fattore più ricercato in un gioco è la tranquillità.
Da questi dati
sembrerebbe che i videogiochi siano un passatempo per rilassarsi e che i
pomeriggi passati da bambini con il Nintendo DS e gli amici siano un ricordo
felice.
Molti dicono che spendere soldi in un gioco non abbia senso e coloro che arrivano a spendere ingenti quantità di denaro “sono pazzi”.
Fortunatamente la
cultura dei gacha games non è radicata nel nostro paese, giochi come Genshin
Impact o Arknights che utilizzano questo modello sono popolari ma chi spende
sembrerebbe essere una fetta di adulti finanziariamente ben messi o che comunque
riescono a gestire le proprie spese. Speriamo dunque che più persone siano
autocoscienti di questo sistema: normalizzare questo fenomeno non rende il videogioco uno svago e
l'intrattenimento che dovrebbe essere.
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