mercoledì 28 dicembre 2022

I “gacha games”: la rovina dei videogiochi?

 La dipendenza dai videogiochi esiste e quando si unisce al gioco d’azzardo è  ancora più letale.

 


 di Anna Iannone

Per qualcuno i videogiochi sono un rifugio, un modo per fuggire dalla realtà, ma per altri sono diventati una vera ossessione. E la dipendenza dai videogiochi non è da sottovalutare. Depressione, isolamento sociale, sbalzi d’umore e iper-focalizzazione sui risultati ottenuti in un gioco sono tutti sintomi di questa dipendenza.

 

Se negli ultimi decenni il problema dei genitori era quello dei figli che passavano ore e ore davanti alla Playstation e il fatto che “i videogiochi rendessero violenti gli adolescenti”, ora i giochi sono facilmente accessibili dallo smartphone. Playstation e Nintendo non sono più l’unico modo per giocare e le case sviluppatrici hanno cominciato ad investire sui telefoni come piattaforma per i loro nuovi giochi. Da un lato, è una cosa positiva: le applicazioni sono gratuite e se all’utente non piacciono può tranquillamente scegliere di disinstallarle, ma dall’altro proprio per la loro gratuità qualsiasi gioco ha ormai le cosiddette “microtransazioni”, ovvero la possibilità di acquistare con soldi veri contenuti del gioco.

La dipendenza dai videogiochi può essere ora collegata con il gioco d’azzardo.

In un sondaggio fatto al Liceo Fogazzaro, il campione di studenti preso in considerazione ha ammesso di non conoscere un nuovo fenomeno sempre più diffuso. Si tratta dei “gacha games”, modello ormai utilizzato da quasi tutte le case di sviluppo orientali per giochi da telefono. Questi giochi riprendono la meccanica delle macchinette che distribuiscono piccole capsule con un oggetto casuale al suo interno, chiamate in Giappone “gachapon”. Proprio come in queste macchinette, attraverso la valuta di gioco si può tentare la fortuna per ottenere degli oggetti o personaggi virtuali. Dunque, quando il giocatore non riesce ad ottenere ciò che vuole con la valuta che riesce ad accumulare gratuitamente, può ricorrere ai soldi veri per continuare a tentare la sorte.

Non è un problema se le spese rientrano nelle proprie possibilità economiche, ma quando a spendere più di 1000€ sono dei ragazzini, non si tratta di una scelta responsabile, ma di mancanza di autocontrollo. E questo genere di giochi, fa purtroppo leva su queste categorie deboli che ripiegano sui videogiochi i propri problemi.

Parlando di statistiche, nel sondaggio già menzionato in precedenza, il 70% degli studenti dice di avere dei giochi installati nel telefono. Il tempo passato su questi è mediamente basso, mezz’ora al giorno o addirittura meno.

A molti non cambia che un gioco sia sul telefono o su una console, una terza parte dice però di preferire quelli su console. Il genere più apprezzato è quello della simulazione di vita, con giochi come Animal Crossing e Nintendogs. Probabilmente il fattore più ricercato in un gioco è la tranquillità.

Da questi dati sembrerebbe che i videogiochi siano un passatempo per rilassarsi e che i pomeriggi passati da bambini con il Nintendo DS e gli amici siano un ricordo felice.

Molti dicono che spendere soldi in un gioco non abbia senso e coloro che arrivano a spendere ingenti quantità di denaro “sono pazzi”.

Fortunatamente la cultura dei gacha games non è radicata nel nostro paese, giochi come Genshin Impact o Arknights che utilizzano questo modello sono popolari ma chi spende sembrerebbe essere una fetta di adulti finanziariamente ben messi o che comunque riescono a gestire le proprie spese. Speriamo dunque che più persone siano autocoscienti di questo sistema: normalizzare questo fenomeno  non rende il videogioco uno svago e l'intrattenimento che dovrebbe essere.

 


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