di Chiara Galvanin
Quando
parliamo di moda sostenibile intendiamo una parte del design della moda e una
grande propensione verso il cammino dell'ecosostenibilità. Lo scopo di questo
movimento è quello di realizzare capi di abbigliamento e produzione di essi che
rispettino l'ambiente causando danni minimi, o nulli, al nostro pianeta. La
moda sostenibile tende a promuovere il trattamento dei lavoratori e la
responsabilità etica e sociale. Questo movimento inizia a svilupparsi nel 2013
e si batte contro il mondo della moda che, molto spesso, ignora i diritti dei
lavoratori e l'effetto che l'industria tessile ha sul nostro ecosistema. L’idea
di moda sostenibile spinge ad una valorizzazione delle tradizioni produttive
dei vari paesi, portando consapevolezza sulle capacità artistiche e le risorse
che ogni paese può offrire al proprio popolo in contrasto con l'adozione
globale di canoni estetici e capi standardizzati. Attraverso un sondaggio
compiuto al Liceo Fogazzaro, il 75% degli studenti è a conoscenza
dell’esistenza di questo tipo di moda e ne è a favore.
Questa tipologia di moda si sviluppa a causa del forte inquinamento delle industrie tessili in quanto, il settore della moda si posiziona al primo posto sulla classifica dei settori più inquinanti al mondo dopo il settore petrolchimico. Gli indumenti di origine industriale rilasciano negli oceani mezzo milione di tonnellate di microfibre all'anno che corrispondono a circa 50 miliardi di bottiglie di plastica. Si sviluppa anche in quanto il fast fashion è un tipo di produzione che presenta diversi aspetti negativi. Quest’ultimo produce una grande quantità di rifiuti e provoca forti danni all’ambiente, sfrutta i lavoratori e riduce la qualità degli elementi presenti nel nostro pianeta come l’acqua oppure la terra. Inoltre, i capi risentono fortemente del prezzo molto basso, finendo per essere creati con tessuti e stoffe scadenti e poco sostenibili. Il sondaggio effettuato al Liceo Fogazzaro indica che il 79% degli studenti conosce la definizione di ‘fast fashion’ ed è consapevole dei gravi danni che esso provoca.
Per risolvere queste problematiche, l’ambito della moda inizia ad utilizzare tessuti ecologici derivati da fonti rinnovabili come il lino, la juta, la canapa e la viscosa. Il cotone è il tessuto naturale più utilizzato dall'industria tessile. Al contrario di come si potrebbe pensare, la pianta di quest’ultimo detiene il primato per il principale utilizzo di sostanze tossiche durante la sua coltivazione e raccolta. Di conseguenza, il cotone, può essere come no un tessuto ecologico. Inoltre esiste un nuovo tessuto che deriva dal legno di eucalipto, il lyocell, che è un'innovativa fibra cellulosica artificiale il quale processo produttivo ha un impatto ambientale minimo.
Per rendere la moda sostenibile dobbiamo scegliere capi di moda fatti con fibre di origine vegetale e colorati con tinture naturali, senza componenti tossiche o nocive. Quindi gli indumenti biodegradabili o riciclabili sono da preferire quando vogliamo un capo di moda più sostenibile. Per verificare se un capo è veramente ecologico ci sono delle certificazioni precise. Tra queste, per quanto riguarda il settore tessile, la più definita è la GOTS, che certifica non solo il fatto che un capo sia realizzato con materiali biologici, ma anche che la manodopera utilizzata sia stata ricompensata in modo adatto e abbia lavorato in condizioni più che dignitose. Un altro modo per rendere la moda più sostenibile è quello di acquistare gli indumenti in appositi siti come Vinted, Depop, Vestiaire Collective oppure Renoon.
In
conclusione, grazie a tutti questi cambiamenti molto innovativi i grandi marchi
hanno iniziato a rendere i loro vestiti sempre più rispettosi dell’ambiente. Il
marchio sostenibile per antonomasia è Stella McCartney. La stilista, dal 2011
(anno di fondazione del suo brand), ha intrapreso questo percorso per prima tra
i marchi di lusso mondiali in quanto le sue collezioni sono tutte composte al
100% da materiali ecosostenibili.

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