Massimo
Bossetti, l’assassino della tredicenne Yara, potrebbe non essere il vero
colpevole? L’uomo condannato all’ergastolo chiede la riapertura del caso.
di
Alessia Buin
Sono
passati ormai undici anni dalla morte della piccola Yara Gambirasio, giovane
ragazza di tredici anni, scomparsa la sera del 26 novembre 2010 e ritrovata tre
mesi dopo, il 26 febbraio 2011 senza vita. La ragazza, quel venerdì sera intorno alle
19:00, si era recata alla palestra di ginnastica artistica di Brembate di Sopra
(Bergamo), per lasciare alla propria allenatrice uno stereo. Pare che la
ragazza si sia trattenuta per circa trequarti d’ora all’interno del palazzetto,
per poi essere uscita poco prima delle 19:00 per ritornare a casa.
I genitori, preoccupati per la
figlia, decidono di segnalare la scomparsa alle forze dell’ordine poche ore
dopo il suo non rientro a casa. Cominciarono immediatamente le ricerche di Yara
e fino al 25 febbraio, non vi furono svolte all’interno del caso, ma il giorno
a seguire, il 26 febbraio, un uomo di nome Ilario Scotti, appassionato di
modellini di aerei, stava facendo volare un aereoplanino nel campo di Chignolo
d’Isola, quando improvvisamente, in quello che definiva a parole sue come un
‘mucchio di stracci’, trovò il cadavere di Yara. La tredicenne era stata aggredita
sessualmente per poi essere uccisa con un’arma da taglio (coltello). Sull’intimo
della ragazza vi erano delle possibili tracce di DNA dell’aggressore, e da ciò,
la polizia decise di far fare a circa 25.000 persone, un test del DNA, per
valutare la possibile corrispondenza e magari riuscire a trovare un
colpevole.
Poco dopo, i test del DNA riuscirono a trovare una corrispondenza con
una persona in particolare, che sarà poi rinominata come ‘Ignoto 1’: Massimo
Giuseppe Bossetti. Bossetti, al tempo 44 anni e muratore di Mapello, fu
accusato di omicidio a sfondo sessuale con l’uso di arma da taglio.
Fu arrestato inizialmente il 16 giugno 2014 per poi essere condannato
all’ergastolo il 12 ottobre 2018, ma ad oggi, lui si ritiene del tutto
innocente. A scapito di questo, il legale di Bossetti
Claudio Savagni, in una trasmissione televisiva, riportò codeste parole: ‘La
richiesta di revisione del processo è una possibilità che potremmo percorrere
già oggi. Con i dati che abbiamo in mano ci sarebbero elementi per poter
quantomeno affrontare il primo grado della revisione’.
Secondo il
corpo del tribunale, il caso non potrà essere riaperto, in quanto il materiale
non è più sufficiente o del tutto esaurito. Tuttavia Savagni ritiene che
potrebbero esserci delle possibilità in futuro per cui, si, il caso potrebbe
essere riaperto come no. Giustizia è stata fatta?

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