Ci possono essere altri modi per affrontare una disciplina che rischia di perdere il suo significato proprio a causa del voto a cui è sottoposta.
di Sofia Scortegagna
L’educazione
civica è una nuova disciplina introdotta dal Ministero dell’Istruzione dal
settembre del 2020 che coinvolge tutti i gradi scolastici, dall’infanzia alla
scuola secondaria di secondo grado. Questa nuova materia è stata inserita perché
ritenuta funzionale nell’identificazione di diritti, doveri, compiti e
comportamenti personali, e serve dunque a promuovere lo sviluppo di una persona
e la partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
L’educazione
civica tratta argomenti relativi tre nuclei: la costituzione, lo sviluppo
sostenibile e la cittadinanza digitale.
Il
primo nucleo affronta tematiche coerenti con le leggi e i regolamenti attuali e
con comportamenti quotidiani, cercando di far conoscere il più possibile
l’organizzazione dello Stato, delle Regioni e delle Organizzazioni nazionali e
internazionali, dando informazioni anche sull’Unione Europea e le Nazioni
Unite. Lo sviluppo sostenibile, invece, ha come obiettivo non solo la
salvaguardia dell’ambiente e delle risorse naturali, ma anche la creazione di
ambienti di vita che rispettino i diritti fondamentali delle persone e che
quindi portino alla formazione di città, aziende, associazioni o appunto
ambienti che tutelino la salute, il benessere psicofisico, un’istruzione di
qualità, un lavoro dignitoso di ogni individuo. Per cittadinanza digitale deve
intendersi la capacità di un individuo di essere consapevole e responsabile dell’utilizzo
dei mezzi di comunicazione virtuali. Da una parte si cerca di far acquisire
allo studente nuove informazioni su di essi, dall’altra si cerca di mettere il
più possibile al corrente i giovani dei rischi che coesistono con l’utilizzo
dei mezzi internet.
Ma l’introduzione
di questa nuova materia è stata la scelta giusta? L’educazione civica oggi è
vista dagli studenti come una materia simile alle altre ovvero teorica, che
sfocia in un’ulteriore verifica sommata a quelle delle altre materie. Si
rischia quindi di non dare il giusto peso e significato a questi argomenti che
invece sono molto importati per un miglioramento globale della vita sociale e
ambientale.
Sarebbe
una materia interessante, a volte magari anche più di altre, che però dovrebbe
essere trattata in modo diverso e che dovrebbe avere i giusti spazi. Il numero
di ore impiegate in questa disciplina è probabilmente sufficiente, ma
dovrebbero essere utilizzate in maniera più efficiente, ad esempio attraverso
esperienze più pratiche e attuali, organizzando laboratori a tema. Si
potrebbero invitare personalità note o che
in qualche modo hanno dato un contributo per riuscire a vedere le cose con
occhi diversi; racconti significativi potrebbero coinvolgere lo studente
maggiormente rispetto ad una classica lezione in classe, portandolo comunque a
rendersi conto dell’ambiente al di fuori della scuola.
Potrebbero
essere intervistare persone che lavorano nel mondo dei social e che quindi
hanno a che fare quotidianamente con atti sgradevoli come insulti o hackeraggi
e che potrebbero dunque offrire consigli su come convivere con persone a cui
non si piace o come risolvere alcune situazioni per niente piacevoli. Oppure si
potrebbero contattare persone che hanno subito gli effetti collaterali dovuti
all’inquinamento e che li hanno portati a dover affrontare malattie gravi.
In
conclusione, l’educazione civica con i suoi argomenti trasversali spiega
tematiche così profonde che sarebbe meglio affrontare in modo più pratico
affinchè avvenga effettivamente una riflessione sul loro valore intrinseco più
che sul voto che ne può scaturire dall’attività.

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