Ha dato il nome alla sindrome di chi ha paura di crescere. Vediamola insieme
di Anna Passarella
Fu lo psicologo Dan Kiley, nel 1983, a coniare
per la prima volta l’espressione “Sindrome di Peter Pan’’ e nello stesso anno
uscì il suo libro intitolato “La
sindrome di Peter Pan: uomini che non volevano crescere’’. Kiley lavorò a stretto
contatto con adolescenti e poté constatare che molti di loro erano spaventati dal
diventare adulti e non erano in grado di accettare le responsabilità che si
assumono con il trascorrere del tempo. La storia di Peter Pan vuole inviare un
messaggio molto significativo per noi giovani adulti: “Siate felici, godetevi
la vostra infanzia, siate contenti di essere piccoli, vivete un'infanzia felice
e serena, senza conoscere tutti gli impegni che un grande deve rispettare”. Le
responsabilità, i doveri e i problemi dei grandi sono molti ma non ci devono
spaventare, anzi dobbiamo avere il coraggio di affrontarli con forza e vigore.
I nostri nonni, genitori e zii si sono posti le nostre stesse domande durante
l’adolescenza, ma questo non ha fermato nessuno di loro. I genitori iniziano a
dare alcune piccole responsabilità ai propri figli fin da piccoli: mantenere la
camera in ordine oppure preparare la tavola per la cena. Noi ragazzi, anche a
scuola, abbiamo dei doveri: studiare, prepararci per verifiche e interrogazioni,
fare i compiti... La scuola è, forse, il primo ambito fuori dalla famiglia che
ci introduce effettivamente agli impegni e alle responsabilità. Pensiamo per
esempio ai rappresentanti di classe e d’istituto che ci aiutano a prendere
decisioni che ci riguardano direttamente, ci aiutano a costruire un legame tra
di noi e si prendono la responsabilità di rappresentarci davanti ai professori,
alla dirigente scolastica e ai genitori. Capiamo i nostri obiettivi, cosa ci
piace e chi vogliamo diventare. Comincia lì il nostro cammino verso l’età
adulta... “Cosa farai da grande?” Le nostre risposte erano sempre folli e piene
di immaginazione: principesse, ballerine, cavalieri, piloti e astronauti. Cosa
farò da grande? ... ci sto ancora pensando...
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