Una scuola dove non si studia per il 6, ma per il gusto
di studiare
di Alessia Lagni
Nell’ultimo periodo si è sentito molto parlare della
“scuola senza voti”, in particolare del Liceo Morgagni di Roma che ha iniziato
la sperimentazione con una sola classe sette anni fa e che ora ha esteso il
progetto a un’intera sezione. Il nome corretto è Scuola delle relazioni e
della responsabilità. Si punta molto sui rapporti tra studenti, ma anche
tra studenti e professori, e sulla responsabilizzazione dei ragazzi che devono
studiare per loro stessi e non per ottenere un voto sufficiente.
L’obbiettivo è che i ragazzi siano al pari dei loro
colleghi dei corsi tradizionali per quanto riguarda le conoscenze, ma che il
livello di stress sia inferiore. Il metodo scolastico, però, non può essere lo
stesso. Per cambiare la modalità di valutazione bisogna cambiare anche la
modalità di apprendimento. L’attività didattica messa in atto è il più
stimolante possibile, l’aula è disposta a ferro di cavallo, ci sono isole di
lavoro e gli studenti partecipano attivamente alle lezioni e spesso le
conducono loro stessi. Vengono utilizzate tecniche come il Jigsaw, dove
ognuno impara un pezzo di argomento che poi viene condiviso in lavori di
gruppo. Oppure, se una spiegazione dall’insegnante non arriva a tutti, gli
studenti che più hanno compreso fanno tutoraggio agli altri, in questo modo si
stimola di più la collaborazione e meno la competitività.
Le relazioni tra compagni sono considerate molto
importanti per una buona cooperazione di classe, per questo a settembre di ogni
anno i ragazzi e le ragazze di prima e di seconda partono verso un viaggio di
conoscenza per quattro giorni, senza cellulare e senza tablet, per attività
ricreative. Quando tornano si conoscono benissimo tra loro e sanno relazionarsi.
Le relazioni sono importanti anche con i genitori infatti, una volta al mese,
viene fatto un consiglio di classe con docenti, studenti e genitori dove tutti
si confrontano.
Per quanto riguarda le valutazioni il professor Enzo
Arte, ideatore del progetto, afferma in un’intervista a orizzontescuola.it :
“io scrivo che cosa lo studente ha fatto bene o male, quello che non è stato
funzionale a fare una buona prova o do dei consigli o scrivo frasi più o meno
lunghe per descrivere com’è andata, espongo gli aspetti positivi e quelli
negativi”. Le valutazioni sono quindi dei consigli su come migliorare.
Sono poi molto importanti le autovalutazioni per prendere
coscienza diretta del proprio andamento. Esse vengono assegnate sulle prove
fatte in classe ma, ogni tanto, anche sul proprio benessere e le competenze trasversali,
ad esempio come ci si trova con i compagni o come si lavora in gruppo.
Nonostante ciò, gli studenti non possono sfruttare questo
metodo per non lavorare, perché si può essere bocciati nel caso in cui gli
insegnanti ritengano che il ragazzo non si sia impegnato abbastanza. Bisogna
precisare, infatti, che alla fine del primo quadrimestre e al termine dell’anno
scolastico gli insegnanti sono costretti a mettere delle valutazioni numeriche,
perché ci troviamo pur sempre nel sistema scolastico italiano. Queste
valutazioni, però, non sono determinate da un’unica prova, ma sono i voti che
il consiglio di classe ritiene più appropriati per descrivere l’impegno e la
relativa applicazione del ragazzo durante quel quadrimestre.
Gli studenti che frequentano questo tipo di corso dicono
di essere molto più sereni nell’andare a scuola e che apprezzano molto di più gli
studi dei vari argomenti poiché non vivono con l’ansia di un brutto voto, ma
studiano per il piacere di imparare cose nuove. Quelli che invece hanno già completato
i loro studi, affermano di trovarsi molto bene all’università proprio grazie
alle capacità di collaborazione e responsabilità che hanno potuto sviluppare durante
gli anni al liceo.
Questo tipo di metodo scolastico sta cominciando a
diffondersi in tutta Italia, chissà magari che nei prossimi anni anche la
nostra scuola possa proporlo.

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